“Lo spartito della vita”, complessi rapporti famigliari in un film che guarda al cinema di Bergman

“Lo spartito della vita”, complessi rapporti famigliari in un film che guarda al cinema di Bergman

Il dramma si mescola alla tragicommedia mentre la malattia danza con il grottesco: non ha paura di unire stili e registri “Lo spartito della vita”, film tedesco che ha vinto l’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura al Festival di Berlino 2024.

La regia è di Matthias Glasner, autore nato ad Amburgo nel 1965, che con questo film trova un equilibrio narrativo che raramente aveva toccato in passato nella sua lunga carriera.

Al centro della storia ci sono i Lunies, una famiglia che sta vivendo un periodo segnato da diverse complicazioni. Fino ad allora autonomi e indipendenti, Lissy e Gerd, si trovano in una fase critica della propria vita: Gerd, affetto da demenza, sfugge al controllo di Lissy ed è per lei sempre più ingestibile. A sua volta Lissy inizia a mostrare segni di fragilità fisica ed emotiva.

La coppia ha due figli, Tom e Ellen, molto impegnati con le proprie vite, anch’esse complicate. Tom, direttore d’orchestra, è alle prese con la direzione di un brano composto da un amico difficile da gestire e, al contempo, deve affrontare un nuovo arrivo nella sua orbita famigliare. Ellen invece, che lavora come assistente in uno studio dentistico, cerca di dare pace alla propria vita instabile e tormentata iniziando una relazione con un medico sposato con cui condivide la dipendenza per l’alcool.

Fonte: Il Sole 24 Ore