Lo spettacolo del Premio Strega

Lo spettacolo del Premio Strega

A proclamare la cinquina finalista del settantanovesimo Premio Strega, ieri sera, al Teatro Romano di Benevento, è stata Donatella di Pietrantonio, vincitrice assoluta nel 2024. I titoli che hanno superato il vaglio: “L’anniversario” (Feltrinelli) di Andrea Bajani con 280 voti, “Quello che so di te” (Guanda) di Nadia Terranova con 226 voti, “Perduto è questo mare” (Rizzoli) di Elisabetta Rasi con 205 voti, “Chiudo la porta e urlo” (Mondadori) di Paolo Nori e “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” (TerraRossa) di Michele Ruol a pari merito, entrambi con 180 voti. Senza tralasciare che proprio “L’anniversario” di Bajani, giusto il giorno prima, si era aggiudicato anche lo Strega Giovani, con 97 preferenze su un totale di 595 espresse, è stato il più votato da una giuria di ragazze e ragazzi tra i sedici e i diciotto anni, provenienti da oltre cento istituti superiori.

Hanno espresso le proprie preferenze, tra voti singoli e voti collettivi, 626 votanti su 700: alla giuria dei quattrocento Amici della domenica si aggiungono come di consueto duecentoquarantacinque votanti dall’estero selezionati da trentacinque Istituti italiani di cultura nel mondo, che esprimono ciascuno sette giurati tra studiosi, traduttori e appassionati della nostra lingua e letteratura, venticinque voti collettivi provenienti da scuole, università e circoli di lettura delle Biblioteche di Roma, trenta voti di lettori forti scelti nel mondo delle professioni e dell’imprenditoria. L’annuncio del libro vincitore si terrà giovedì 3 luglio, al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, nella Capitale.

La rivalsa di Nori

La serie di censure subite ingiustamente da Paolo Nori dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, solamente per la sua passione sconfinata nei confronti della letteratura russa, con la conseguente amarezza, trova un contrappeso ideale in questo riconoscimento. “Chiudo la porta e urlo” non è un romanzo: è una dichiarazione d’amore, un atto di fede nell’orizzonte letterario quale espressione di resistenza personale. Paolo Nori scrive — come sempre — con quella voce che sembra non volere scrivere, ma soltanto discorrere: eppure ogni virgola pesa, ogni digressione costruisce un’identità, ogni aneddoto intimo diventa epica del quotidiano. Il cuore del romanzo è Raffaello Baldini, poeta romagnolo che Nori restituisce con una devozione tutt’altro che aulica; ma ne fa materia viva, dolorosa e persino comica. Tuttavia Baldini, al pari di Dostoevskij e di Achmatova, è anche un filtro: è attraverso di lui che Nori guarda il mondo, e soprattutto dentro di sé. La sua scrittura è un’auto-fiction disarmata, in cui l’io narrante non è mai un eroe, semmai un bastian contrario, sopravvissuto per sbaglio a se stesso. E in questa discesa a corpo morto nelle sue fragilità, raggiunge una forma altissima di onestà intellettuale.

Lo Strega tour

L’acclamata cinquina incontrerà il pubblico in diciotto tappe, di cui come sempre una all’estero, il prossimo 17 giugno, all’Istituto Italiano di Cultura a Varsavia. Il giorno dopo, invece, per la prima volta nella storia del Premio, i finalisti atterreranno in Sardegna. L’appuntamento è fissato per mercoledì 18, alle 21, nell’ex caserma di Quartu Sant’Elena. E la serata sarà condotta da Fabio Canino. L’approdo in Sardegna segna un traguardo di rilievo per la promozione del libro e della lettura sull’isola.

Fonte: Il Sole 24 Ore