
L’Ode all’Italia di Damiani passa anche dal suo modello aziendale
C’è la neve delle Alpi che brilla negli opali, il cielo dell’Infinito di Leopardi negli spinelli blu-viola, il fuoco dell’Etna nelle rubelliti, i colori delle stagioni che mutano sulle colline nelle alessandriti, il mare di Capri nei coralli, le piazze di Milano e di Roma, l’equilibrio estetico del Dolce Stil Novo nella costruzione di una collana: 76 pezzi compongono “Ode all’Italia”, la nuova collezione di alta gioielleria di Damiani, presentata a Roma, che dopo le celebrazioni del centenario lo scorso anno ha voluto sottolineare il suo legame con il Paese.
Un legame creativo, manifatturiero, imprenditoriale, poiché il gruppo di Valenza è l’unica grande azienda del settore rimasta nelle mani della famiglia fondatrice, che oggi la guida con la terza generazione formata da Guido, Giorgio e Silvia Grassi Damiani, legati a loro volta al distretto dove Damiani è nato e cresciuto.
Il distretto anche grazie a loro si è evoluto fino a diventare il primo al mondo per l’alta gioielleria, attirando i grandi marchi globali che lì hanno aperto le loro manifatture, mettendo a volte a rischio i piccoli produttori. Poche settimane fa Damiani ne ha rilevato uno, Carraro, ed entro la fine dell’anno dovrebbe aprire la sua nuova manifattura: «Ospiterà 500 persone, di cui circa 400 impegnate nella produzione, per sostenere la nostra crescita», spiega Guido Grassi Damiani, presidente del gruppo che a fine marzo ha chiuso l’anno 24-25 con ricavi per oltre 380 milioni, in aumento del 10%, una doppia cifra che molti grandi gruppi possono solo sognare in questi complicati anni.
«E c’è ancora molto spazio per crescere», nota Damiani: l’Asia è in primo piano, con Giappone e Corea che restano i mercati principali e ai quali lo stile dell’alta gioielleria Damiani guarda, per forme, tonalità e dimensioni delle gemme, di eccezionale qualità ma non enormi come quelle amate dal mercato statunitense, «che non è fra le nostre priorità, appunto perché più lontano dalla nostra formula – prosegue -. In Sudamerica invece, stiamo andando molto bene (la tormalina di Paraiba da quasi 47 carati della collana Marea Rosa, ispirata alle spiagge sarde, è una gemma molto amata proprio in quell’area, ndr), ma soprattutto stiamo puntando sul Medio Oriente, dove c’è gusto per i gioielli e capacità di spesa molto alta: abbiamo aperto di recente a Riyadh, apriremo presto anche in Bahrein, a Doha e ad Abu Dhabi, dove porteremo pure Venini (storica vetreria muranese rilevata dal gruppo Damiani nel 2016, ndr)».
Negozi che saranno pensati secondo il nuovo store concept di Damiani, spazi eleganti e allo stesso intimi, che esaltano l’artigianato italiano, con creazioni di Venini e arredi in pelle di Limonta: «Se un negozio di lusso non deve essere distanziante, c0me invece accade troppo spesso, tanto meno deve esserlo uno di gioielli – dice Damiani -. Per questo abbiamo pensato i negozi come spazi accoglienti, dall’atmosfera elegante ma rilassata, molto italiana».
Fonte: Il Sole 24 Ore