
Logistica agroalimentare, la rivoluzione parte dai sensori
Nel settore agroalimentare, la logistica rappresenta uno degli snodi più critici e opachi della filiera. Problemi legati a trasporto, conservazione e tracciabilità non solo compromettono la qualità dei prodotti, ma contribuiscono allo spreco alimentare. Secondo la Fao, fino al 13% degli alimenti va perso prima ancora di arrivare sugli scaffali, spesso a causa di catene del freddo interrotte, imballaggi non adeguati o mancanza di coordinamento tra i vari attori.
Il progetto Disco
Il progetto Disco, coordinato dall’Università di Bologna nell’ambito dello Spoke 02 del progetto OnFoods, affronta in modo innovativo queste problematiche, sviluppando un framework basato su gemelli digitali e fisici per il controllo e l’ottimizzazione degli sprechi nella filiera alimentare. «Il progetto prova a mixare i principali fattori di stress che i prodotti deperibili subiscono durante le rotte commerciali, dallo stoccaggio fino alla tavola del consumatore finale», spiega Michele Ronzoni, ricercatore del dipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Bologna operativo sul progetto, che fa capo al Food supply chain Center diretto dal professor Riccardo Manzini. «I tre fattori che influenzano la qualità e la vita utile residua dei prodotti sono temperatura, umidità e vibrazioni. Il nostro obiettivo è simulare il loro effetto congiunto in un ambiente controllato e con un approccio data-driven che ricostruisce fedelmente profili reali o realistici di stress fisico-ambientali subiti da un’unità di carico nella sua gerarchia di imballi primario, direttamente a contatto con gli alimenti, e secondario».
Il cuore del progetto è un sistema meccatronico che sarà operativo entro ottobre: un simulatore che integra una piattaforma vibrante, capace di replicare vibrazioni e shock subiti da un’unità di carico, con una camera climatica progettata per inseguire temperatura e umidità contestualmente alle vibrazioni. «Grazie a questa tecnologia, possiamo valutare l’impatto reale degli stress riconducibili alla logistica e ai trasporti sulla qualità organolettica, sensoriale e chimico-fisica dei prodotti – continua Ronzoni – stimare il danno effettivo e controllare sicurezza, qualità, impatto ambientale lungo tutta la filiera».
Il packaging
Un aspetto fondamentale riguarda la scelta del packaging. «Cambiare una cassetta vuol dire cambiare i flussi di tutta la filiera. Il nostro simulatore permette di testare le configurazioni attuali e valutare come le scelte di packaging, anche in ottica di riduzione della plastica monouso, si ripercuotano sulla qualità del prodotto e sull’ambiente», sottolinea Ronzoni. I primi risultati confermano che gli imballaggi riutilizzabili, come le cassette Ppc (Reusable Plastic Container), garantiscono maggiore stabilità dell’unità di carico e riducono i rifiuti da packaging, che rappresentano circa il 45% delle emissioni totali della filiera agroalimentare.
Il progetto Disco non si limita al monitoraggio degli stress, ma grazie alla loro replica in ambiente simulato e controllato punta a fornire soluzioni pratiche per la riduzione degli sprechi. «Sarà interessante studiare anche i packaging compostabili in condizioni estreme, per verificarne l’efficacia reale», conclude Ronzoni.
Fonte: Il Sole 24 Ore