
Lombardia, la partita dei talenti e dell’innovazione passa dai fondi di coesione Ue
“Cruciali”. Alessandro Fermi, assessore Università, Ricerca e Innovazione Regione Lombardia sottolinea con un aggettivo il ruolo dei fondi di coesione europea per trattenere e attrarre talenti e trasformare la ricerca in solido traino economico. Che già a giugno si trasformeranno in nuovi finanziamenti attesi dalle università lombarde come dalle imprese.
Sui fondi europei destinati alle regioni nelle prossime settimane si aprirà una partita con Bruxelles, sotto la regia del commissario Raffaele Fitto, che qualcuno già definisce un braccio di ferro. Il nodo quello della gestione: a livello locale, come accade oggi, o con una più forte regia nazionale, centralizzata. Per la Lombardia, che ha un tasso di utilizzo ben oltre il 90%, quei fondi sono “la vera voce di spesa dell’autonomia” e come tali, “devono restare sul territorio”, dice Fermi. “Le misure che abbiamo messo in campo sul fronte dell’innovazione grazie ai fondi di coesione cubano risorse che quantifichiamo in una cifra complessiva che supera i 500milioni di euro. Misure che vengono incontro alle piccole e medie imprese, ma anche alle grandi come alle start up o alle imprese artigiane” ha detto Fermi intervistato per Cohesion4Climate, il progetto del Sole 24 Ore con Cnr-Issirfa, Monitho e Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa sulla politica di coesione europea..
A giugno il bando per rinnovare i laboratori degli atenei
Arrivano dal portafoglio di Bruxelles, interamente fondi Fesr, i 50 milioni di euro per contributi a fondo perduto per sostenere l’ammodernamento o la creazione dei laboratori degli atenei. Investimenti che puntano ad impattare sulle ambizioni del mondo della ricerca, ben prima del piano messo in campo da von der Layen e Macron. “Quando si parla di ragazzi che vanno all’estero o della poca capacità dell’Italia di attrarre ricercatori, tra i tanti elementi c’è anche la possibilità di trovare strumentazione, laboratori, macchinari che siano in linea con le attese”, sottolinea l’assessore lombardo.
La giunta regionale lo scorso 30 aprile ha definito i parametri per la presentazione dei progetti, che dovranno essere pensati nell’ottica di un trasferimento delle conoscenze dagli atenei alle pmi lombarde. Tra quelli già segnalati ci sono, ad esempio, laboratori per lo studio dell’invecchiamento e per la produzione di terapie avanzate; simulatori dinamici per la guida di aeromobili o per la gestione di linee manifatturiere; progetti di space economy; grandi strumentazioni per applicare le nuove scoperte in ambito di Intelligenza Artificiale.
Dai farmaci all’IA la ricerca si apre alle pmi
Accanto a questo ci sarà un secondo progetto, destinato agli Irccs, anche questo con finanziamenti europei, la cui cifra è ancora da definire, “per cercare di ridurre un altro dei nostri mali, vale a dire il gap tra quantità di pubblicazioni scientifiche e capacità di agganciare il mercato”, dice Fermi. “Una ricerca per essere sperimentata ha bisogno di risorse. In questo modo, il pubblico prova ad intervenire, e, una volta che abbiano avuto successo, potranno più facilmente essere messe sul mercato, ad esempio, come nel caso di nuovi farmaci”.
Fonte: Il Sole 24 Ore