L’onda arancione dello Spritz è ormai un simbolo made in Italy

L’onda arancione dello Spritz è ormai un simbolo made in Italy

Fino a non molto tempo fa al made in Italy era associato un colore preciso: il rosso. Rosso Ferrari in primo luogo ma anche – per restare all’automotive – il rosso Alfa Romeo o, cambiando settore, il rosso Valentino. Da qualche anno a questa parte al rosso si è aggiunto un secondo colore: l’arancione dello Spritz, dell’Aperol Spritz in particolare. È un’onda arancione quella che percorre i centri storici delle città italiane pressate dall’overtourism con Spritz che campeggiano sui tavolini dei bar, delle tante località balneari, delle spiagge, delle terrazze che si affacciano sul mare e di quelle delle località di montagna. Infatti, il bicchiere arancione da vino bianco con stelo, ricolmo di ghiaccio, con fettina di arancia è ormai presenza fissa anche nelle serie Tv più seguite, da The White Lotus a Emily in Paris e tante altre, conferendo ad ambientazioni estere un inconfondibile tocco italiano.

Un successo inarrestabile e tutto made in Italy maturato negli ultimi venti anni anche se sia lo Spritz che l’Aperol di anni ne hanno molti di più. Lo Spritz – come non di rado si sente raccontare dai barman – nasce nell’Ottocento con le milizie austroungariche di stanza nel Nord Est del Paese. Il vino italiano, anche quello bianco, per quei soldati era troppo alcolico e così cominciarono ad allungarlo con acqua minerale. Nel tempo è stato aggiunto il bitter mentre l’acqua minerale è stata sostituita dalla soda o dall’acqua tonica ma nel Triveneto ancora oggi lo Spritz è fatto con vino fermo.

Nei primi anni 2000 l’intuizione – attribuita a un bacàro veneziano – di realizzarlo con il Prosecco (che a sua volta stava avviando la propria vorticosa parabola di crescita produttiva e di mercato) e che fu sposata in pieno dalla Campari che, intanto, nel 2003, aveva rilevato Aperol e vantava (sotto il marchio Cinzano) una propria produzione di Prosecco.

«Aperol è nato nel 1919 e Campari l’ha rilevato nel 2003 – spiega il managing director house of aperitfs di Campari Group (3 miliardi di fatturato 2024 il 15% realizzato in Italia), Andrea Neri -. A partire dal 2009 abbiamo strutturato una strategia centrata sull’aperitivo e sul bisogno dei consumatori di una bevanda meno alcolica e meno impegnativa dei cocktail ma più sofisticata rispetto a un semplice bicchiere di vino o una birra. Abbiamo preso lo Spritz veneto, fino ad allora presentato in bicchieri classici, ne abbiamo elevato l’immagine con una ‘bevuta’ più elegante e premium guarnita con fettina di arancia, per avvicinarla ai cocktail. Scegliendo quindi un posizionamento di prezzo più elevato rispetto a una birra ma inferiore a un cocktail. Una proposta non eccessivamente alcolica (attorno agli 8 gradi), sparkling, facile da bere e abbiamo portato questo prodotto fuori dal Triveneto, prima in tutta Italia e poi in Europa».

Fonte: Il Sole 24 Ore