
Lusso, rapporto prezzo-utili ai minimi degli ultimi 15 anni
Strutturale o congiunturale? E’ la domanda che si fanno gli analisti da un anno a questa parte di fronte al calo delle vendite del lusso a livello internazionale. Se è vero, infatti, che nel settore sopravvivono esempi in controtendenza, è pur vero che i colossi del comparto, che hanno guidato la crescita negli anni precedenti, hanno mostrato debolezze che persistono trimestre dopo trimestre.
I titoli viaggiano ai minimi degli ultimi 15 anni. Storicamente, quando si sono verificate condizioni simili, le azioni del comparto nel rimbalzo hanno poi sovraperformato l’andamento del mercato nel 76% dei casi nei tre mesi successivi e nel 100% dei casi nei sei mesi successivi, secondo quanto osservato da Andrew Garthwaite, chief global equity strategist di Ubs.
Le statistiche, però, non sono sufficienti per convincere gli investitori a tornare ad acquistare le azioni. I titoli, anche delle società che hanno riportato semestrali positive, hanno saldi da inizio anno negativi: a cominciare da Hermés, best in class da diversi trimestri, che risulta in flessione dell’12% da gennaio; il big di sempre Lvmh è il più pesante con un -27,9%; Kering limita il calo al 10% supportata da attese di un potenziale rimbalzo delle vendite e un bilancio più solido sotto la guida del il nuovo ceo Luca de Meo (dal 15 settembre) e grazie al nuovo direttore artistico di Gucci, Demna Gvasalia; Hugo Boss raccoglie i frutti della ristrutturazione e cede da inizio anno solo l’8,4%.
I multipli del settore
Insieme ai corsi di Borsa, hanno subito un ridimensionamento anche gli utili del comparto. Si prenda ad esempio Lvmh: negli ultimi cinque anni il rapporto prezzo/utile è diminuito nel 2021 (34 volte, -39,6%), nel 2022 (24,9 volte, -26,8%) e nel 2023 (23,5 volte, -5,7%), mentre è aumentato nel 2020 (56,4 volte, +86,3%) e nel 2024 (24 volte, +2,0%). Oggi, però, le azioni del colosso che fa capo alla famiglia Arnault tratta a 21 volte l’utile, quindi nuovamente in calo rispetto allo scorso anno. Fa meglio Kering con un rapporto prezzo/utile di 36,3 volte e naturalmente Hermès con 49,5 volte.
«Abbiamo trovato nel corso degli anni che l’evoluzione del fatturato, del margine operativo e dei multipli viaggiano di pari passo: quando la crescita del fatturato accelera, il margine operativo si alza, ed i multipli si espandono. E viceversa. Questo perchè il settore del lusso è un’industria di costi fissi + il mercato compra questo settore per la crescita. Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla versione negativa di questa regola. Allo stesso modo come a volta era capitato in passato» commenta Luca Solca di Bernstein, proseguendo: «La regola di cui sopra vale per tutti i titoli del comparto. Anche se evidentemente da differenti punti di partenza. Le aziende piu resilienti sono quelle che dovrebbero resistere meglio e dare una migliore performance borsistica. Abbiamo visto Hermes e Ferrari in questo senso – anche se recentemente stanno anche esse correggendo».
Fonte: Il Sole 24 Ore