
Macchinari, prosegue il recupero degli ordini nel secondo trimestre (+22%)
Il dato, apparentemente eclatante, va contestualizzato nel confronto con quello dello stesso periodo dello scorso anno, che era negativo per 17,5 punti percentuali e si inseriva in una lunga serie di segni meno. Tuttavia, l’incremento del 70,3% per gli ordini di macchine utensili sul mercato italiano nel secondo trimestre del 2025 è indubbiamente positivo, anche perché segue il trend positivo avviato nella seconda metà del 2024 e culminato nel +71,5% del primo trimestre di quest’anno, confermando la forza dell’industria italiana dei macchinari.
I timori delle imprese
Anche la raccolta ordini all’estero è positiva nel periodo aprile-giugno e, con un +9,5%, porta il dato complessivo del settore a +22%. «Anche questa ultima rilevazione conferma l’andamento positivo della raccolta ordini. Nonostante ciò, le preoccupazioni restano perché le condizioni di contesto peggiorano con il passare dei mesi», dice Riccardo Rosa, presidente di Ucimu, commentando i dati illustrati durante la Prima Giornata Economica organizzata dall’associazione, per illustrare alle imprese associate tipologia e modalità di fruizione dei dati elaborati dal Centro Studi.
«Osservando gli indici assoluti – ha proseguito Riccardo Rosa – appare ancora evidente la debolezza della domanda, in particolare di quella domestica. L’incremento registrato dai costruttori sul mercato interno è tale anche e soprattutto perché si confronta con un secondo trimestre 2024 disastroso, il peggiore degli ultimi dieci anni a esclusione di quello del 2020».
L’effetto dei dazi Usa sul settore
Per quanto riguarda l’estero, l’annuncio di dazi al 30% sui prodotti di provenienza europea a partire dal prossimo 1° agosto da parte dell’amministrazione Trump, desta grandi preoccupazioni: «Ancora una volta noi imprenditori del manifatturiero dobbiamo mantenere i nervi saldi e attendere gli sviluppi, ben sapendo che l’atteggiamento del presidente degli Stati Uniti è a dir poco imprevedibile. La guerra all’export Made in Europe sarebbe una penalizzazione pesantissima non solo per l’Area Euro ma anche per gli USA e per la popolazione in particolare – ha aggiunto Riccardo Rosa -. Confidiamo perciò nella capacità di dialogo delle autorità di Bruxelles nel ricondurre Trump ad una negoziazione ragionevole. A questo punto però non possiamo più prescindere da un piano alternativo nel caso in cui il dialogo non porti ai risultati sperati».
Questo perché l’incertezza che prevale da mese tra gli imprenditori blocca gli investimenti in tecnologie di produzione non solo negli Stati Uniti, ma in generale. «La situazione impatta su tutte le filiere in cui siamo presenti, in tutti quei mercati che esportano beni sull’altra sponda dell’oceano; penso all’automotive, alla meccanica varia, alla componentistica», dice ancora il presidente Ucimu.
Fonte: Il Sole 24 Ore