Made in Italy più green con seconde generazioni già ai posti di comando

Un grande vecchio come Lamberto Maffei sostiene che i giovani, con il loro sguardo, ci regalano la certezza che «c’è un futuro da riaprire con urgenza». È questa velocità necessaria di un ripensamento a sostegno della ripartenza che ha animato il panel conclusivo del Luxury Summit. Uno spazio riservato alle nuove generazioni e alla loro prospettiva sul made in Italy.

Il manager diventa tutor

«I giovani pongono molta più attenzione a come e dove viene realizzato un prodotto. C’è una tendenza ad acquistare meno, ma ad acquistare meglio, magari spendendo qualcosa in più per un capo destinato a durare non una sola stagione». A parlare è Carolina Cucinelli, secondogenita di Brunello Cucinelli, 30 anni appena compiuti di cui 11 passati in azienda, nel quartier generale di Solomeo, occupandosi di comunicazione, marketing, prodotto e di Brunello, suo padre. Pone con forza l’accento sulla sostenibilità come cifra del nuovo. Per gli under 30 il rispetto del pianeta è un prerequisito: quando si rivolgono a un brand del lusso, lo pretendono.

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«Per noi l’impegno green è contemporaneamente cruciale e scontato. Ci piace più parlare di sostenibilità umana, che investe tanti settori, oltre a quello ambientale. Poter dare il giusto valore alle ore di lavoro, al nostro tempo, al modo in cui lo si spende, ai luoghi, ai rapporti, anche nelle piccole cose. Per esempio, meno mail e più relazioni in azienda, anche solo alzandosi dalla scrivania per parlarsi di persona».

In questo si inserisce il modo d’intendere il passaggio generazionale, non solo a livello personale, ma a livello manageriale: «Già come famiglia formiamo una piccola squadra e lavoriamo in team con persone molto competenti di diverse fasce d’età. C’è un patto che si fa all’interno della nostra azienda: raggiunti i 60 anni il manager senior di qualunque area diventa consigliere, per affiancare e sostenere il suo junior a diventare lui il manager».

Piccolo è bello (e flessibile)

Se il futuro non è una scommessa, ma una visione e si comincia a costruire oggi, tanto più nella moda all’indomani di una crisi drammatica, ci sono business model rivoluzionari per la loro gradualità. Crescere senza fretta e progetto a lungo termine sono le due formule su cui insiste Carolina Castiglioni, designer di Plan C, un progetto personale e familiare, nato dopo l’esperienza di Marni (fondato nel ’94 dalla madre Consuelo), e condiviso con il padre Gianni, il fratello Giovanni. «E con mia figlia, che adesso ha 7 anni! Non a caso il capo-simbolo di PlanC è una borsa in canvas spalmato su cui è riprodotto un disegno che ha fatto quando aveva tre anni. Quanto a me, non disegno nulla che non indosserei. Il che rende il nostro brand una briciola, ma con un’identità precisissima: Plan C sono io».

Fonte: Il Sole 24 Ore