Mammografie e Tac, così l’IA aiuta il medico a individuare ciò che è sospetto
In Italia, ogni anno, vengono eseguite più di 70 milioni di prestazioni diagnostiche per immagini per un business in costante crescita che a livello globale punta a raggiungere quota 60 miliardi di dollari entro il 2030. Complice l’invecchiamento della popolazione e il moltiplicarsi delle malattie croniche esami come radiografie, ecografie, TAC, risonanze magnetiche, PET e mammografie crescono al ritmo del 15-20% l’anno. Per Henry Izawa, Head of Global Medical Informatics Division di Fujifilm Corporation, nonché presidente e CEO di Fujifilm Healthcare Americas, questo incremento di domanda si traduce “in una enorme mole di dati da gestire e allo stesso tempo, maggiori pressioni sui radiologi”.
Minore carico di lavoro e risposte più veloci
“L’intelligenza artificiale (IA) – aggiunge – può ottimizzare i flussi di lavoro, massimizzare la produttività, diminuire il carico di lavoro e migliorare i tempi di risposta, garantendo al tempo stesso risultati migliori per i pazienti. Ma l’IA non può assolutamente sostituire l’esperienza e la competenza dei professionisti. L’obiettivo è sempre quello di migliorare i risultati per i pazienti, non di sostituire i medici”.
Un esempio concreto arriva dai programmi di screening mammografico, istituzionalizzato in molti Paesi del mondo: “L’IA supporta i radiologi nel distinguere rapidamente ciò che è sospetto da ciò che non lo è, consentendo di dedicare più tempo ai casi complessi e garantendo percorsi diagnostico-terapeutici più tempestivi”.
Medici più aperti all’intelligenza artificiale
Izawa spiega anche che “per arrivare all’integrazione dell’IA sono due le sfide da affrontare: il processo normativo da un lato e l’adattamento dei clinici dall’altro aggiungendo tuttavia “che i medici sono diventati più aperti all’IA, riconoscendone il valore nel migliorare sia l’efficienza che i risultati”.
“L’intelligenza artificiale non è più qualcosa che appartiene al futuro. E’ già parte del lavoro quotidiano, e quando viene sviluppata in modo sicuro, trasparente e rispettoso della privacy diventa un supporto straordinario per i clinici. La nostra responsabilità è garantire che questi strumenti siano davvero al servizio delle persone”, conclude Izawa.
Fonte: Il Sole 24 Ore