
Management, il valore (positivo) di un errore
Quello che avete tra le mani e che vi accingete a leggere è un libro che nasce da una piccola gemma, preziosa e forse un po’ nascosta (ma che con il tempo sta emergendo in tutto il suo valore) nata in seno alla sezione dedicata al Management del sito del “Sole 24 Ore”. Alludo alla rubrica intitolata Sbagliando si impara, dove gli esperti che fanno riferimento alla società di consulenza e formazione manageriale Newton hanno distillato per oltre sei anni, con cadenza settimanale, conoscenze, strategie, intuizioni, esperienze accumulate in un lunghissimo percorso di accompagnamento di aziende e formazione dirigenziale. Molte di quelle voci sono state radunate, armonizzate e chiosate da Alberto Varriale, Partner di Newton, che vanta una profonda esperienza come docente nell’ambito delle tematiche manageriali.
Proprio lui si è preso in carico l’onere (e l’onore) di rielaborare, riattualizzare e presentare ai lettori di questo libro il materiale in parte già pubblicato sul web, con l’ambizioso obiettivo di farne un racconto unitario senza sopprimere i diversi punti di osservazione e le diverse competenze, seguendo il filo rosso dell’errore, inteso come momento formativo e non come fallimento e sconfitta, poiché, sostiene il curatore di queste pagine, «ogni errore racchiude in sé un seme di miglioramento, una lezione che non solo ci invita a riflettere sul nostro comportamento, ma ci guida verso pratiche e decisioni più consapevoli». Per questo, aggiunge, «il manager del futuro deve essere capace di abbracciare l’errore come un’opportunità di crescita, sia per sé che per il proprio team. Questo approccio aiuta a costruire una cultura aziendale che non teme il fallimento, ma lo considera un passo essenziale nel cammino verso il successo, il miglioramento e l’innovazione».
È una prospettiva che mi sembra tanto preziosa quanto non scontata, anzi, addirittura in controtendenza rispetto a una cultura mainstream che in linea teorica non ammette e sembra non sopportare l’errore umano nel contesto aziendale, salvo poi, nel concreto degli uffici e delle imprese, dover toccare con mano tutti i giorni la fallibilità di quei processi costituiti e gestiti imprescindibilmente (almeno fino a oggi!) dall’elemento umano.
L’errore, un’occasione di crescita
Partendo da questo dato fattuale, allora, e lungi dal magnificare l’errore in quanto tale, si può guardare a un “intoppo”, a una situazione negativa, a un passo falso scoprendo che può essere un tassello fondamentale in un percorso di crescita e di apprendimento di nuove competenze che potranno rivelarsi particolarmente preziose. Uno sbaglio, in chi realmente vuole mettersi in gioco con orgoglio e con dignità, in chi ha il carattere e la personalità per affrontare il suo compito a testa alta e fare del proprio meglio – in azienda come nella vita – non è un semplice punto morto, ma può essere un reset, un’occasione per vedere il problema da una nuova prospettiva, uno stimolo a riprendere il cammino con nuova lena. A patto di accettarlo, comprenderlo nella sua possibilità e sfruttarlo nel suo valore “pedagogico”.
Ci tengo a sottolineare un concetto che Varriale mette in evidenza nella introduzione che leggerete dopo queste mie righe: «La capacità di accogliere gli errori, analizzarli e trasformarli in insegnamenti distingue una leadership autentica e orientata al futuro. Chi affronta l’errore con consapevolezza non lo vede come una sconfitta, ma come una preziosa occasione per esplorare strade inesplorate, scoprire soluzioni creative e approfondire la conoscenza di sé e del contesto».
Fonte: Il Sole 24 Ore