Manovra 2026, dalla casa a banche, dividendi e Forze dell’ordine: cosa può cambiare in Parlamento
Gli scontenti, i punti deboli messi in evidenza dalle forze politiche della maggioranza non mancano. Ecco perchè la manovra 2026, da poco inviata al Senato per l’avvio dell’esame parlamentare, proprio in quella fase potrebbe registrate modifiche. Dalla casa alle banche, ai dividendi, alle Forze dell’ordine: sono soprattutto questi i dossier su cui si sono concentrate le maggiori perplessità. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, in queste ore ha individuato alcuni «punti fondamentali» che, dal punto di vista delle aziende, non vanno bene: la stretta sulla tassazione sui dividendi, la restrizione delle regole di compensazione dei crediti d’imposta, la mancanza di una proroga delle regole di funzionamento per il fondo di garanzia per le pmi.
Dote di 100 milioni per modifiche parlamentari
La dote a disposizione delle modifiche parlamentari, peraltro, c’è ma non è sostanziosa rispetto ai 18,7 miliardi della manovra: ci sono 100 milioni di euro – da dividere anche con le opposizioni – che i partiti potranno cercare di destinare alle loro priorità attraverso gli emendamenti. Ma niente di più. Margini di modifica? «La manovra non è blindata», ha ricordato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. «Il Parlamento farà il suo mestiere», però di certo «non possono essere messi in discussione i saldi di bilancio».
Casa
All’interno della maggioranza è alto il pressing contro l’aumento della cedolare sugli affitti brevi. I due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, chiedono che l’intervento sugli affitti brevi sia cancellato. Su questo punto dunque c’è sintonia tra Fi e Lega (anche se il ministro dell’Economia Giorgetti ha difeso la norma in Parlamento). Nel mirino sembra essereci anche Daria Perrotta, Ragioniere generale dello Stato con cui diversi ministri in questi giorni hanno discusso per contenere i tagli ai loro dicasteri. «Per quanto riguarda gli affitti – ha detto Tajani – abbiamo detto che siamo contrari a qualsiasi tassa e adesso in Parlamento faremo di tutto per tornare allo stato attuale». Il leader di Fi ha annunciato: «Presenteremo emendamenti a partire dal Senato per eliminare questa tassa». Gianluca Caramanna, responsabile del Dipartimento turismo di Fratelli d’Italia, ha assicurato che verrà trovato un punto di caduta. Mentre il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi ha proposto di rovesciare il ragionamento, abbassando la cedolare secca al 15% a canone libero per incentivare gli affitti a lungo termine di immobili sfitti (al momento è al 21%, e 10% per i contratti a canone concordato). Si dekineano pertanto modifiche nel corso dell’iter parlamentare, per una norma che, a regime, dovrebbe garantire circa 100 milioni all’anno: proprio sulle coperture si giocherà la partita delle correzioni.
Dividendi
Non solo affitti brevi. Forza Italia ha puntato il dito contro la riforma dei dividendi per gli azionisti delle società, che limita i benefici fiscali a chi detiene una partecipazione non inferire al 10%, da cui il governo si attende un miliardo l’anno a regime. «Ci preoccupa la stretta sul regime impositivo dei dividendi, che rischia di compromettere la competitività delle imprese italiane e la certezza del quadro normativo», ha affermato Angelo Camilli, vicepresidente per il Credito, la finanza e il fisco di Confindustria.
«È giusto – ha proseguito Tajani – che le banche diano un contributo, non dico che non devono darlo, ma è il modo con il quale si chiede e che tipo di contributo devono dare. In ogni caso in Parlamento si può migliorare tutto sapendo che per noi le priorità sono la casa, i dividendi e le forze dell’ordine. Lì bisogna lavorare perché ci sia un trattamento diverso rispetto agli altri lavoratori e anche lì dovremo lavorare intensamente per le giuste correzioni».
Fonte: Il Sole 24 Ore