Manovra, la maggioranza riapre il condono edilizio 2003: ecco cosa prevede
La voglia di condono non tramonta mai e colpisce anche la legge di bilancio per il 2026. Questa volta la scelta di perdonare chi le regole non le rispetta è caduta sulla sanatoria edilizia. E a portarla avanti con un emendamento alla manovra depositato in commissione Bilancio al Senato sono i senatori del partito della premier che chiedono di riaprire il condono edilizio del lontano 2003, quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi. La misura potenzialmente riguarda tutta Italia ma nei fatti è stata pensata in particolare per la Campania, che all’epoca sotto la guida di Bassolino non aderì.
Cosa dice l’emendamento
Il correttivo presentato dai senatori Matteo Gelmetti e Domenico Matera di Fratelli d’Italia riapre di fatto la possibilità di sanare le opere edilizie abusive secondo le regole del condono edilizio del 2003 (articolo 32 del Dl 269/2003), giunto all’epoca alla sua terza edizione. In particolare viene previsto che sono suscettibili di sanatoria le opere realizzate in assenza o in difformità dal titolo abilitativo edilizio, ma conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti urbanistici approvati o adottati al 31 marzo 2003. Ma questo solo se al momento della loro realizzazione gli immobili non erano gravati da vincoli imposti sulla base di norme volte alla tutela degli interessi idrogeologici e delle falde acquifere, dei beni ambientali e paesaggistici nonché dei parchi e delle aree protette nazionali, regionali e provinciali.
Il condono del 2003
Il terzo condono edilizio prevedeva la possibilità di sanare abusi edilizi realizzati entro il 31 marzo 2003. Tra le opere sanabili quelle realizzate prima dell’imposizione del vincolo, conformi alle prescrizioni urbanistiche. Per i beni in zona vincolata l’intervento era possibile sanare esclusivamente interventi di restauro, risanamento conservativo o manutenzione straordinaria senza aumento di superficie. Al contrario il condono era precluso per le opere su aree con vincoli di inedificabilità assoluta come quelli paesaggistici, ambientali, idrogeologici o storici. Così come le opere non conformi ai vincoli o non autorizzate, o ancora quelle realizzate su immobili con condanne penali gravi o in aree non adeguabili alle norme antisismiche. Nessun condono anche per immobili abusivi già oggetto di precedenti sanatorie. Per gli immobili situati in zone vincolate, era comunque necessario il parere favorevole dell’autorità che disciplina il vincolo.
Il caso Campania
A livello nazionale e regionale e soprattutto in Campania in virtù dell’allora legge regionale molte pratiche di condono edilizio sono rimaste pendenti e non concluse per lungo tempo. Per queste la stessa regione ha previsto negli anni più proroghe per consentire di chiudere i dossier tanto dia arrivare all’ultima proroga fissata al 31 dicembre 2020. Ma nonostante le proroghe ripetute sono ancora evidenti i ritardi nelle definizioni delle pratiche relative ad immobili soprattutto nelle zone a rischio vulcanico e per edifici che richiedevano il rilascio del permesso di costruire in sanatoria. A pesare sulle singole situazioni sono soprattutto i vincoli ambientali e ora le nuove zone rosse che lo stesso emendamento presentato alla manovra esclude dalla possibilità di chiudere la sanatoria.
Idea non nuova
L’idea non è dell’ultim’ora: a giugno in commissione Ambiente alla Camera è infatti stato assegnato l’esame di una proposta di legge, a firma della deputata Imma Vieri, di cui l’emendamento è una fotocopia. E ampie sono le chance che la modifica finisca sul tavolo dei cosiddetti segnalati, il cui numero è di gran lunga inferiore alle proposte contenute nei faldoni depositati in commissione (5.742): la quota complessiva dei correttivi che realmente andranno al voto in commissione è stato già fissato in 414 (238 di maggioranza).
Fonte: Il Sole 24 Ore