Marco Caprai: contro la crisi del vino meno uva, più qualità e andare uniti all’estero

Marco Caprai: contro la crisi del vino meno uva, più qualità e andare uniti all’estero

La vinificazione integrale prevede che le uve di Sagrantino appena diraspate vengano messe direttamente in barrique, dove, a temperatura controllata, ha luogo una fase di pre-macerazione. Poi, durante la fermentazione, le barrique vengono ruotate manualmente più volte al giorno. Questo metodo innovativo è frutto della collaborazione decennale tra la cantina Arnaldo Caprai e Michel Rolland, probabilmente l’enologo più influente del mondo, e permette, secondo i suoi ideatori «un’estrazione soffice, continua e naturale, senza forzature e senza stress» e quindi di «ottenere vini più rotondi, eleganti e setosi, con tannini dolci, un frutto pieno e una straordinaria armonia tra struttura e freschezza».

I dieci anni con Michel Rolland

Una strada per «addomesticare» il ruvido Sagrantino senza “aspettarlo” anni e anni, e anche una via per renderlo più contemporaneo e adatto ai gusti internazionali. Del resto i vini nel tempo evolvono (non solo in botte e in bottiglia), anche adattandosi ai gusti che cambiano. E i gusti nel mondo attuale sembra che stiano mutando drasticamente e velocemente, verso vini più leggeri e meno strutturati, se non verso quelli a basso contenuto alcolico o verso i dealcolati. 

Il Sagrantino quindi, nonostante la nuova veste nell’interpretazione di Caprai-Rolland, non sembra essere l’identikit del prodotto ideale per sfidare la tempesta sui mercati, tra sovraproduzione e dazi di Trump. «È innegabile che ad uno sguardo d’insieme in questo momento sembrino avvantaggiati altri vini, diciamo così, meno impegnativi – commenta Marco Caprai -. È un fenomeno che parte dalla cultura della tavola che prima ha promosso le bibite gasate e ora è influenzata dall’attenzione alle calorie e dal cosiddetto salutismo. In un contesto in cui si mangia di meno e in modo differente anche i vini di un certo tipo ne risentono. Ci sarebbe poi anche un discorso sui ricarichi delle bottiglie al ristorante, che a volte sono eccessivi, mentre allo stesso tempo il potere d’acquisto delle famiglie cala. Però poi, guardando più nel dettaglio, ci sono le eccezioni. Il nostro Sagrantino è una nicchia, gli appassionati di vino non sono scomparsi e premiano la qualità e chi sa innovare».

La svolta del Sagrantino, ma non solo

«Non stiamo parlando di Merlot o Pinot noir – ribadisce Rolland – il Sagrantino è ancora praticamente uno sconosciuto a livello internazionale e noi stiamo cercando di mettere in evidenza la sua ricchezza e le sue peculiarità – gli fa eco Rolland -. Penso che finora abbiamo fatto un buon lavoro, ma non bisogna mai accontentarsi e quindi c’è ancora molto da fare. Nel mondo del vino si ha successo quando si è in grado di proporre qualcosa di originale e il Sagrantino ha la capacità di essere unico così come notevoli sono anche gli altri vitigni su cui stiamo lavorando a Montefalco e con ottimi risultati come il Merlot Belcompare e il Pinot Nero Malcompare».

Fonte: Il Sole 24 Ore