
Marta Papini: «al fianco di Alemani in Biennale ho imparato molto»
Sono molto legata a «Il mondo magico», il Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani nel 2017, a cui ho lavorato come assistente curatrice e co-curatrice del catalogo. È stata la mia prima esperienza curatoriale a Venezia e mi ha insegnato moltissimo. In quell’anno ho trascorso molto tempo alle Tese delle Vergini, perché l’allestimento era stato tra i primi ad iniziare: ho visto lentamente il Padiglione trasformarsi, e me ne sono innamorata. È uno spazio che presenta tante sfide, e credo che ogni modo di approcciarlo sia legittimo, ma personalmente ho preferito i progetti che ne hanno valorizzato l’architettura. Tra gli altri padiglioni recenti, l’anno scorso mi era piaciuto molto il Padiglione dell’Egitto di Wael Shawky, e quello polacco di Małgorzata Mirga-Tas nel 2022.
Cosa significa per te rappresentare l’Italia in campo artistico? E in generale quali sono i valori e le caratteristiche che rappresentano l’Italia contemporanea?
Credo che sia importante partire dalle opere, dalla qualità dei lavori degli artisti, dalla loro urgenza e necessità. La mia responsabilità come curatrice è trovare il modo migliore per mettere in mostra le opere che rispondono a questi criteri, e aiutarle a emergere sia in termini di allestimento che di percorso. Una volta fatto questo, l’altro aspetto che ritengo fondamentale è rendere accessibile le opere a qualsiasi tipo di pubblico, da quello di passaggio a quello più esperto: credo che tutti possano trovare nutrimento dall’incontro con l’arte contemporanea. Penso quindi che il curatore del Padiglione Italia debba scegliere artisti italiani che con il loro lavoro rispondono a una sincera urgenza, mettere le loro opere nelle migliori condizioni espositive, e fare in modo che quelle opere possano parlare a tutto il pubblico della Biennale. Rispondere a questi tre criteri credo sia il modo migliore per rappresentare l’Italia a livello internazionale.
Essere il curatore di un padiglione nazionale è un impegno che prevede molte qualità: capacità organizzative, di fundraising, di saper rispondere alle critiche e alle pressioni esterne. Quali sono i tuoi punti forti?
Ho avuto la fortuna di lavorare due volte in Biennale, come braccio destro di Cecilia Alemani nel ruolo di assistente curatrice al Padiglione Italia 2017, e in quello di organizzatrice artistica della Biennale Arte 2022. In entrambi i casi mi sono occupata di tutti gli aspetti che riguardano la costruzione di una mostra nel contesto della Biennale, dall’organizzazione e la logistica alle relazioni esterne e istituzionali. È un’esperienza che mi offre gli strumenti per affrontare questo impegno con la giusta consapevolezza.
Fonte: Il Sole 24 Ore