
“Material Love”, un triangolo sentimentale che appassiona a metà
Una conferma che non arriva pienamente: dopo l’ottimo esordio con “Past Lives”, esce nelle nostre sale l’opera seconda di Celine Song, “Material Love”, film decisamente inferiore rispetto al lungometraggio precedente.
In “Past Lives” la regista sudcoreana naturalizzata canadese aveva dato vita a un’opera molto personale e in parte autobiografica, mentre in “Material Love” appare più distante dalla materia raccontata, limitando così il coinvolgimento.
Peccato perché il film ha una prima parte efficace, in cui si racconta la storia di Lucy, ambiziosa “matchmaker” di New York, che aiuta i suoi clienti a trovare e sposare l’amore della loro vita. Dopo aver celebrato il nono matrimonio della sua carriera, Lucy conosce Harry, ricco, bello, gentile, praticamente l’uomo dei sogni. La stessa sera, però rincontra John, il suo ex fidanzato, per il quale prova ancora dei sentimenti importanti.
Così come nella pellicola precedente, Song opta per una vicenda con al centro un triangolo sentimentale, ma in questo caso l’unico personaggio davvero interessante è quello di Lucy, che eccelle nel suo lavoro fino a quando una profonda crepa si insinuerà nel suo curriculum, portandola a dubitare delle sue capacità e facendole ripensare a tutta la sua esistenza.
La sua figura è indubbiamente interessante e fortemente attuale, quasi come se fosse un algoritmo umano in grado di capire i giusti abbinamenti tra le persone in cerca di un partner.
Fonte: Il Sole 24 Ore