Matras, VP di Meta Emea: «L’Europa può essere protagonista della prossima rivoluzione tecnologica, ma deve volerlo»

Matras, VP di Meta Emea: «L’Europa può essere protagonista della prossima rivoluzione tecnologica, ma deve volerlo»

Parliamo allora del rapporto con l’Europa. Il vostro modello di abbonamento “senza pubblicità” ha portato a una multa da 200 milioni di euro da parte dei regolatori UE. Come interpretate questa vicenda?

Innanzitutto voglio dire che per noi la conformità alle regole europee è fondamentale. Abbiamo modificato il nostro modello di business più volte per rispettare la normativa: prima con il modello a pagamento senza pubblicità, poi adeguando il prezzo, e infine introducendo il modello “less personalized ads”, che utilizza meno dati per mostrare gli annunci.

Il problema è che ogni volta che ci adeguiamo, sembra che l’obiettivo si sposti un po’ più avanti. C’è molta frammentazione normativa: oltre 100 leggi tech-specifiche e più di 270 autorità regolatorie in Europa. Questa complessità non riguarda solo noi — riguarda anche le startup e le scale-up europee, che fanno molta più fatica a crescere in un ambiente così frammentato.

Non stiamo dicendo che non servano regole. Anzi: servono norme solide a tutela della concorrenza e della privacy. Ma serve anche equilibrio. Il Regno Unito, per esempio, ha trovato un modello più coerente: abbiamo lanciato lì il nostro modello di abbonamento senza pubblicità senza che ci chiedessero di introdurre versioni aggiuntive o modelli alternativi.L’Europa ha tutte le carte in regola per diventare una superpotenza dell’AI, ma per riuscirci serve coerenza, non frammentazione.

Ma dal punto di vista pratico, qual è la sfida più complessa nel rispettare queste regole?

La sfida principale riguarda proprio i modelli pubblicitari meno personalizzati. Se limiti la possibilità di mostrare annunci realmente rilevanti, tutti ne risentono: le piccole imprese perdono efficienza, i consumatori vedono annunci meno pertinenti, e anche le piattaforme devono ripensare i propri modelli economici.

Nel modello tradizionale di pubblicità personalizzata, ogni euro investito da un’impresa genera in media quattro euro di ricavi. Ma se la targettizzazione viene ridotta, le aziende devono spendere il 30% in più per ottenere lo stesso risultato. Questo, alla lunga, significa prezzi più alti per i consumatori, meno occupazione e difficoltà per le piccole imprese che non hanno i budget per la pubblicità di massa. Per noi la priorità resta aiutare le aziende a crescere. Se loro vedono valore, l’intero ecosistema funziona.

Fonte: Il Sole 24 Ore