
McLaren e l’incertezza nel campionato piloti
Il Gran Premio di Austin apre l’ultimo quarto della stagione 2025 di F1. Le ultime sei gare saranno particolarmente intense, perché strutturate su due triplette e comprendono tre gare sprint, la prima delle quali proprio in Texas. Se il campionato costruttori è ufficialmente chiuso, con la decima affermazione della McLaren, per il campionato piloti i giochi sono sempre più aperti.
La rottura del motore di Norris a Zandvoort era sembrata un segno del destino, lanciando Piastri a +34 sul rivale e a oltre +100 rispetto a un Verstappen costantemente battuto. Eppure, proprio a partire dall’Olanda, dove la McLaren stava per raggiungere Ferrari e Mercedes per il record di doppiette consecutive, qualcosa è successo. I GP di Monza, Baku e Singapore (tre circuiti molto particolari) non hanno visto la scuderia di Woking vincere, ma hanno evidenziato una risalita prestazionale di Red Bull e Mercedes. Così, per Piastri, i punti di vantaggio su Verstappen restano 63, ma quelli di Norris sono solo 41: ha senso per la McLaren puntare su un pilota solo? Difficile che accada, considerando gli equilibri in casa papaya e la direzione di Andrea Stella: “Non cambieremo la nostra gestione dei piloti dopo il titolo costruttori”.
Il Motorsport al centro della realtà McLaren
Così come la Ferrari, la McLaren, prima di essere una casa automobilistica di lusso, è una scuderia. La scuderia di Woking nasce infatti dall’idea di un giovane pilota di successo, il neozelandese Bruce McLaren, che a soli 26 anni getta le basi per una propria scuderia che vedrà il debutto in Formula 1 nel 1966.
Bruce non farà in tempo a vedere la sua scuderia vincere in Formula 1, a causa della morte per incidente a Goodwood nel 1970, a soli 32 anni. Ma dal 1974 in poi, la scuderia ha segnato la storia della Formula 1: da allora sono dieci i titoli costruttori e dodici quelli dei piloti. Questi ultimi sono firmati da grandi protagonisti della storia della Formula 1: Emerson Fittipaldi (1974), James Hunt (1976), Niki Lauda (1984), Alain Prost (1985, 1986, 1989) e Ayrton Senna (1988, 1990, 1991). A fine anni ’90, Mika Häkkinen ha riportato McLaren sul gradino più alto nel biennio 1998-1999, mentre nel 2008 Lewis Hamilton ha conquistato il suo primo titolo al volante della McLaren.
McLaren in Formula 1: i risultati economici
Nel grafico riportato, è possibile osservare come l’andamento economico della scuderia papaya tra il 2015 e il 2024 abbia seguito fortemente i risultati sportivi. Nel periodo considerato, la McLaren ha vissuto anni complessi, arrivando a cumulare 169 milioni di sterline di perdite tra 2015 e 2019. Lasciati i disastrosi motoristi Honda e Renault, la McLaren è tornata competitiva nel 2020 con il partner Mercedes: indimenticabile la doppietta di Monza 2021 con cui Ricciardo ha concluso un periodo di oltre 8 anni senza vittorie per la scuderia inglese. Da allora, il team capitanato da Andrea Stella (racing director dal 2020 e team principal dal 2022) ha ottenuto un crescendo di risultati sportivi, ma anche economici, con un secondo quinquennio positivo (35 milioni di utili cumulati).
Fonte: Il Sole 24 Ore