Medici ancora senza aumenti, ma c’è il rischio tagli in manovra

Le trattative per il contratto già scaduto nel 2021 che ripartono dopo la pausa estiva e che si potrebbero tradurre in aumenti fino a 190 euro al mese in busta paga e i timori per la nuova legge di bilancio che potrebbe non garantire le risorse sufficienti per la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale stretto tra risorse contingentate e carenza di personale. Per i medici si prepara un autunno caldissimo e per questo i sindacati dei camici bianchi si dicono «sul piede di guerra» e «pronti alla mobilitazione» per l’emergenza Sanità già dimenticata dopo il Covid.

In manovra servono almeno 4 miliardi, ma sono a rischio

«Per la sopravvivenza del Servizio sanitario nazionale servono almeno 4 miliardi aggiuntivi, di cui 2,7 miliardi solo per il rinnovo del contratto dei dirigenti sanitari medici e veterinari per il triennio 2022-2024», avverte Pierino di Silverio, segretario dell’Anaao Assomed, il più rappresentativo sindacato dei medici dirigenti sanitari. Ma i 4 miliardi, rivendicati anche dalle regioni e chiesti dal ministro della Salute Orazio Schillaci al Mef potrebbero non arrivare tutti quanti visto gli spazi stretti a disposizione dell’Esecutivo per la manovra. «Siamo preoccupatissimi – spiega Di Silverio – per le risorse in legge di Bilancio: non ci sono soldi, non solo per il contratto, ma in generale per la Sanità pubblica e gli ospedali. Vedremo se sarà sciopero o manifestazione, ma se non ci sono risposte non resteremo con le mani in mano. Se la soluzione è bloccare tutto, siamo pronti a farlo».

Il contratto scaduto da due anni e ancora in sospeso

Intanto si torna a discutere ancora del contratto 2019-2021, perché il confronto sul triennio successivo è ancora da intavolare: un primo appuntamento è fissato il 5 settembre, ma la chiusura dovrebbe slittare ancora. Dalla reperibilità all’indennità specifica fino alla formazione continua, obiettivo dei sindacati è migliorare le condizioni di lavoro degli oltre 130mila medici, dirigenti sanitari e veterinari. In pista c’è una dote complessiva di circa 650 milioni che dovrebbe tradursi in aumenti medi netti al mese tra i 130 e i 190 euro a seconda dell’anzianità e dell’incarico professionale e con circa 100 euro di indennità in più per i camici bianchi che lavorano nei pronto soccorso, senza contare gli arretrati che valgono alcune migliaia di euro. Dopo l’accelerata pre-vacanze, i nodi da sciogliere sono gli stessi che hanno portato le sigle a non accettare il testo proposto a luglio: «Siamo disposti a tutto: dallo sciopero alle dimissioni in massa se è necessario. Non abbiamo più niente da perdere, ci hanno tolto anche la dignità professionale ma a quella personale non intendiamo rinunciare. Siamo in una condizione disastrosa, non per noi ma per il sistema in cui lavoriamo».

Il nodo dell’extra lavoro dei medici non pagato

Il nodo principale per la chiusura del contratto scaduto già da due anni resta quello dell’extra orario di lavoro che non viene riconosciuto: «Regaliamo – spiega Di Silverio a Sanità24 – alle aziende circa 300 ore l’anno a testa, circa un miliardo di euro. Tanto che al momento l’orario di lavoro è di 34 più 4 ore, più quanto indefinitamente l’azienda sanitaria chiede. Senza che ci sia la possibilità di recuperare». «In secondo luogo – aggiunge il segretario di Anaao Assomed – chiediamo un contratto flessibile, con più tempo e con riconoscimento professionale. Stop anche alla “regola” di 13-15 guardie al mese, che significa essere a giorni alterni a disposizione dell’azienda. Una prassi che contravviene anche alla normativa sul riposo». «L’Aran – conclude Di Silverio – mostra apertura alle nostre richieste, sono le Regioni a provocare l’impasse e per questo serve un messaggio forte dalla politica».

Fonte: Il Sole 24 Ore