Medici di famiglia nelle case di comunità: ecco i servizi h24 per urgenze e malati cronici

Medici di famiglia nelle case di comunità: ecco i servizi h24 per urgenze e malati cronici

Dipendenti dal servizio sanitario nazionale o battitori liberi, come sono oggi? Il destino dei medici di famiglia, in ballo da anni con alterne fortune e tifoserie nel dibattito politico nazionale e negli scenari sanitari, resta ancora incerto e di sicuro non vedrà la luce prima della prossima tornata elettorale nelle regioni. Essendo un tema caldissimo, capace di spostare molti voti per l’ampio bacino non solo di assistiti che ogni Mmg, così li chiamano, porta con sé insieme al consenso indiscusso di cui generalmente gode tra i propri assistiti.

Quel che è certo è però che i nuovi medici di famiglia che assumeranno l’incarico nel ruolo unico a partire dal 2025 andranno a lavorare delle case di comunità, che sono il perno della riorganizzazione delle cure sul territorio prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Se ne parla da anni e ora è un nuovo documento delle regioni – pensato per rendere omogenei i criteri su scala nazionale – a prevedere un’attività “a regime misto”: sia negli studi sia nelle case di comunità con le tempistiche dettate dall’azienda sanitaria di riferimento, a scalare in base al numero di assistiti in ambulatorio. In ogni caso, prestando la propria attività nell’ottica di una continuità assistenziale h24 o h12 che dovrebbe garantire ai cittadini la “copertura” totale delle esigenze di salute, inclusa la piccola diagnostica dagli ecografi agli Ecg. E operando anche grazie alla telemedicina in piena in integrazione con gli altri attori sanitari, dagli infermieri agli psicologi agli specialisti.

Cure sul territorio a un bivio

Del resto, lo ha detto e ridetto più volte lo stesso ministro della Salute Orazio Schillaci. E lo ha ribadito anche nell’ultima apparizione in Tv: «Non possiamo pensare di avviare la medicina territoriale senza il supporto e l’ausilio dei medici di medicina generale. Dovranno sicuramente passare una parte del loro orario all’interno delle case di comunità». Il contraltare è rendere la professione, tra le più colpite dalla “desertificazione” della sanità pubblica, decisamente più attrattiva e per questo anche per i medici di famiglia scatterà la specializzazione con tanto di borsa di studio finalmente allineata a quella dei giovani dottori ospedalieri.

Le linee guida delle Regioni

Ma quale saranno impegno e ruolo dei Mmg nelle case di comunità? A dare concretezza a quanto fino a oggi è rimasto sulla carta dopo le indicazioni tracciate dal decreto ministeriale 77 del 2022 che ormai tre anni fa ha riscritto le cure territoriali secondo Pnrr, è appunto il documento approvato dalla Conferenza delle Regioni con le Linee di indirizzo sull’attività oraria che i medici del “ruolo unico” di assistenza primaria dovranno prestare nelle case di comunità hub e spoke, per la verità ancora lontane dall’essere pienamente realizzate e operative. Ma sono uno dei nodi della più ampia rete di offerta dei servizi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali e al tempo stesso, quando saranno a regime, si prospettano come “luoghi di vita” della comunità locale di un territorio. Centri sanitari facilmente identificabili, in connessione con le aggregazioni funzionali territoriali (Aft) dei medici di famiglia, con gli ospedali per acuti, i poliambulatori e i consultori, gli ospedali di comunità, le centrali operative territoriali per lo smistamento degli interventi e degli operatori, la Centrale operativa del numero unico 116117, l’Unità di continuità assistenziale, le farmacie dei servizi, i Punti unici di accesso e i servizi sociali il terzo settore.

Fonte: Il Sole 24 Ore