“Mektoub, My Love: Canto Due”, malinconie di fine estate con Kechiche

“Mektoub, My Love: Canto Due”, malinconie di fine estate con Kechiche

Non è un caso che tra i “due Canti” ci sia stato “Mektoub, My Love: Intermezzo”, presentato con una lunga scia di polemiche al Festival di Cannes del 2019, dovute ad accuse di sessismo e metodi brutali sul set, oltre a una lunga sequenza in un bagno che alzò un vero e proprio polverone.

Al di là delle polemiche, tornando adesso a quel film di sei anni fa, si viene a scoprire che la sua funzione e il suo posizionamento erano molto differenti da quanto ci si potesse aspettare: dopo aver visto “Mektoub, My Love: Canto Due”, senza però voler rivelare troppo, si percepisce come “Intermezzo” (film quasi tutto ambientato in una discoteca) sia un prodotto in cui Kechiche ha giocato con il tempo e la sua relatività, attraverso chiavi drammaturgiche decisamente affascinanti.

 

Un film sul cinema

“Mektoub, My Love: Canto Due” si apre mostrandoci Amin che (ci?) fotografa. Ancora più dei due capitoli precedenti, è il cinema a essere il grande protagonista di questo lavoro in cui viene anche rimesso in scena un passaggio di “Toro scatenato”.

Amin incontra in questa pellicola un potente produttore americano e la giovane moglie attrice: interessati a una sceneggiatura che ha scritto il ragazzo, i due sembrano pronti a fargli realizzare il suo sogno, ma con alcuni compromessi sul titolo e sulla conclusione che Amin aveva pensato. Il destino (“mektoub” significa proprio questo…) prenderà però il sopravvento in una lunga sequenza notturna che coincide con una conclusione particolarmente emblematica per tutto quello che Kechiche ha costruito in precedenza.

Fonte: Il Sole 24 Ore