Meloni si prepara a partire per il G7 con la spina di Salvini: «Il rischio non è Putin ma i migranti»

Meloni si prepara a partire per il G7 con la spina di Salvini: «Il rischio non è Putin ma i migranti»

Nel vertice della scorsa settimana a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni e Antonio Tajani anche Matteo Salvini aveva convenuto che sulla politica estera sarebbe stato saggio evitare esternazioni. La resistenza del leader della Lega però è durata poco. Dal palco della Festa della Vittoria dei Patrioti Ue guidati da Viktor Orban e Marine Le Pen, Salvini prima è tornato alla carica contro eventuali nuove sanzioni a Mosca («allontano la pace») ; poi ha sostenuto che per l’Europa «il pericolo sono gli immigrati clandestini, per lo più islamici, non improbabili carrarmati russi»;infine ha concluso con un «No a un debito europeo per comprare armi, come dice Macron».

Tre prese di posizioni che contrastano con la linea di Giorgia Meloni (e del ministro degli Esteri Antonio Tajani). La premier non ha fatto in tempo ad esultare per la sconfitta dell’opposizione sui referendum, che si ritrova ancora una volta a fare i conti con il controcanto del suo alleato e vicepremier. Un tempismo micidiale quello di Salvini. Il suo affondo arriva a pochi giorni dalla partenza di Meloni per il Canada dove domenica 15 giugno si terrà il G7. Ucraina e sanzioni a Mosca saranno ancora una volta tra i temi centrali su cui la premier giovedì 12 a Palazzo Chigi si confronterà con il segretario generale della Nato Mark Rutte in vista del summit del 24 giugno a L’Aia.

Lì come è noto a tutti – anche a Salvini – si ufficializzerà il nuovo obiettivo di spesa per la difesa che (è scontato) parte da almeno il 3,5% del Pil. Per l’Italia significa oltre 30 miliardi in più rispetto a quelli attuali. Una richiesta che va ricordato arriva anzitutto da Donald Trump di cui il segretario della Lega si fregia di essere fedele sostenitore. Anzi per il presidente Usa gli europei “scrocconi” dovrebbero raggiungere il 5%. Obiettivo del governo (e non solo di Macron) è evitare che il costo gravi però sulle spalle dei bilanci nazionali portando inevitabilmente ad un aumento del debito che in prospettiva è molto pericoloso. Ma soprattutto la condivisione dei costi eviterebbe di spalancare il baratro tra chi quella spesa può permettersela – la Germania – e chi invece come l’Italia non può. Salvini evita di addentrarsi nei dettagli. Ma l’affondo alla Festa dei Patrioti lascia intendere che l’armistizio nel Governo è già saltato. Il Capitano va per la sua strada. Che poi questa non coincida con quella dettata da Palazzo Chigi per il momento poco importa. Il suo è un messaggio per il pubblico di casa e il palco dei Patrioti gli offre la cornice ideale per interpretare il ruolo preferito: l’antieuropeista di governo, il ministro che fa l’oppositore.

Fonte: Il Sole 24 Ore