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Meno vincoli nazionali e più standard comuni per rilanciare il mercato unico
C’è la consapevolezza che l’Europa non possa continuare a dipendere dall’export, con il rischio di rimanere ostaggio del buon volere di paesi terzi e delle loro politiche commerciali, come dimostra il caso americano. In questo senso anche mercato unico e domanda interna sono tasselli di una nuova sovranità europea. Riassumeva in un recente convegno a Parigi Tobias Gehrke, analista dello European Centre on Foreign Relations: «Si tratta di creare una alternativa al consumatore americano».
Come detto, a soffrire di più delle barriere nel mercato unico sono le piccole imprese. Pasta Cuomo produce 70 tonnellate di pasta all’anno, ed esporta l’80% della sua produzione, di cui il 25% in Europa. Spiega da Gragnano (Napoli) l’amministratrice Amelia Cuomo: «I dazi all’interno dell’Unione sono stati eliminati, ma le normative nazionali perdurano, a cominciare dalla fiscalità (…) Ci conviene esportare verso gli Stati Uniti, in cui vendiamo ormai il 35% del nostro export».
Da Predazzo (Trento), Riccardo Felicetti, amministratore dell’omonimo pastificio mette l’accento sulle etichette e la necessità di adattarle ai singoli mercati europei: «Abbiamo imballaggio dedicato per il 30% della nostra produzione. Una sola etichetta ci consentirebbe di risparmiare centinaia di migliaia di euro, l’1% del nostro fatturato, che a livello annuo è di circa 60 milioni di euro. Per non parlare dei costi di giacenza a cui siamo costretti per via delle molte etichette diverse».
In un contesto di protezionismo crescente, «investire nel rilancio del mercato unico è per certi versi una risposta a Donald Trump», osserva Stefan Moritz, il rappresentante a Bruxelles dell’associazione BVMW che raggruppa le PMI tedesche. Lo stesso mercato unico può diventare uno strumento di pressione internazionale. Già oggi pesa per il 18% dell’economia globale. Conta 450 milioni di persone e 26 milioni di imprese. Rafforzarne l’impianto significa pesare di più sul piano politico.
C’è attesa nel mondo imprenditoriale per il piano d’azione che verrà presentato possibilmente già il 21 maggio. Attesa prudentemente ottimistica, alla luce del momento economico e politico. Riassume ancora il dirigente della BVMW Moritz: «Non credo che dobbiamo aspettarci modifiche in un colpo solo. Piuttosto mi aspetto qualche passo avanti, tanto più che al Consiglio vi è una maggioranza di paesi pro-business, il che fa ben sperare».
Fonte: Il Sole 24 Ore