Mercedes SL: ritorna il mito della roadster

Riesce a miscelare tecnologia d’avanguardia, con tante soluzioni digitali, a un gusto d’altri tempi per le automobili belle da guidare e da guardare, agli antipodi del concetto di di mobility device che il marketing di qualche casa, anche premium, vuol diffondere come nuovo verbo e paradigma. Ecco, in sintesi la Mercedes-AMG SL, roadster 2+2, con tetto rigorosamente in tela, motorone V8 e prestazioni da supercar, anche en plein air. un vero amusement device, un’auto edonistica, nata e progettata per il piacere di guida e il gusto del bello.

Ed è una vettura con un’eredità importante: 70 anni di storia di esclusività (costa oltre 200mila euro) e tecnica, avviandosi a diventare, rigorosamente diventando, una delle ultime di una specie. la nuova SL è gia un instant classic: non a caso, il lotto per l’Italia è quasi praticamente sold out. Del resto è l’erede di un mito nato nel 1952.

Nel nostro Paese è disponibile solo nella versione top «63» con V8 turbo quattro litri da 585 cv in due allestimenti: Premium e Premium Plus. La vettura è realizzata su un un’architettura progettata ex novo. I tecnici AMG sono partiti dal classico foglio di carta bianco e non ci sono elementi in comune con la precedente serie SL e neppure con la AMG GT Roadster.

I numeri sono da sportiva di razza: il suo propulsore, rigorosamente assemblato a mano ad Affalterbach secondo la procedura “one man, one engine”eroga una coppia pazzesca: 800 Nm tra 2.500 e 4.500 giri. Offre una spinta inesauribile, insieme a un sound “termico” che contribuisce non poco ad emozionare ed è una magica sensazione fisica che con l’elettrificazione si va a perdere.

La velocità massima è di 315 km/h e SL accelera da zero a cento orari in 3.6 secondi. Al capitolo emissioni di C02, la casa dichiara un massimo Wltp combinato di 288 g/km, valore certo non da utilitaria (e non alto in relazione alle perfomance) ma visti i pochi km percorsi annulamente in media da vetture di questo tipo, non è certo il caso di farne un dramma e urlare allo scandalo ambientale.

Fonte: Il Sole 24 Ore