
Mezzogiorno, bonus Zes e decontribuzione per spingere l’occupazione
Parliamo di Mezzogiorno. L’obiettivo del governo è continuare a far crescere le assunzioni nelle regioni meridionali, dopo i dati incoraggianti registrati negli ultimi mesi. Una leva è sicuramente quella legata agli incentivi. E in particolare due misure, una appena avviata, l’altra in scadenza a dicembre (e in attesa di revisione, come annunciato dal governo).
Il bonus Zes
La prima misura nuova di zecca si chiama bonus Zes, la Zona economica speciale del Mezzogiorno. La misura è stata introdotta con il decreto Coesione, e funziona così. Per ciascun dipendente assunto a tempo indeterminato dal 1° settembre 2024 fino al 31 dicembre 2025 è previsto l’esonero per un massimo di 24 mesi del 100% dal versamento dei contributi previdenziali dovuti dal datore di lavoro privato nel limite di 650 euro su base mensile (con esclusione dei premi e contributi Inail).
I requisiti
Lo sgravio è riconosciuto esclusivamente ai datori di lavoro privati che occupano fino a 10 dipendenti nel mese di assunzione. Il dipendente deve aver compiuto 35 anni, essere disoccupato da almeno 24 mesi, essere assunto presso una sede o una unità produttiva nella Zes del Sud. Anche il bonus Zes non si applica a lavoro domestico e apprendistato. È di 40mila il numero delle nuove assunzioni di lavoratori over 35 stimato dalla relazione tecnica.
La decontribuzione Sud
La seconda misura è la decontribuzione Sud che il governo Meloni ha prorogato fino al 31 dicembre, ma solo per i contratti sottoscritti al 30 giugno 2024. Nei primi 4 mesi dell’anno hanno usufruito di questo incentivo circa 500mila nuovi contratti. L’esonero è per le aziende operanti al Sud, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. Fino al 31 dicembre 2025 l’esonero è del 30% della contribuzione. La misura tuttavia è oggetto di approfondimento da parte del governo che ha dichiarato di voler rimetter mano alla decontribuzione Sud.
Fonte: Il Sole 24 Ore