Mezzogiorno, Salvare la Zes Unica: l’appello di un gruppo di economisti del Sud
«Il modello della Zes Unica ha funzionato. Sarebbe un errore superarlo o modificarlo». E’ questo l’appello di economisti e meridionalisti lanciato in occasione del Convegno Internazionale «Divari regionali, politiche di sviluppo e impatti economici in Italia»: promosso dalla Università Vanvitelli. Commenti espressi dopo che il Governo ha approvato un emendamento al decreto sulla Terra dei fuochi che prevede l’istituzione del Dipartimento per il Sud con il compito di gestire la Zes Unica.
L’appello per la Zes Unica
«L’emendamento per ora non è chiaro. Va studiato _ dice Claudio De Vincenti, ex ministro per il Mezzogiorno, docente dell’Università La Sapienza e presidente onorario di Merita _ Mi auguro che l’emendamento passato ieri in Senato che istituisce il Dipartimento Sud non significhi sciogliere la struttura di missione della Zes Unica perché questo vanificherebbe una componente importante della governance di cui c’è bisogno».
Posizione simile è quella espressa da Luca Bianchi, direttore generale della Svimez: «Manca ancora una politica industriale _ dice _ in questo contesto la Zes Unica ha introdotto un metodo corretto partendo dalla adozione di un piano strategico e dalla individuazione di settori prioritari: tutto ciò non va disperso».
Nicola Rossi, dell’Università Tor Vergata, mette in evidenza un altro aspetto positivo. «La Zes Unica ha attuato una disintermediazione radicale _ dice _ estromettendo dalla valutazione degli investimenti gli enti locali. Ciò ha dato buoni risultati in abbinamento con il credito d’imposta che a sua volta è basato su procedure automatiche. Il risultato è il seguente: è stato possibile autorizzare investimenti in soli 35 giorni superando i tempi lunghi della burocrazia italiana».
Amedeo Lepore, dell’Università Vanvitelli e promotore del Convegno Internazionale esprime anch’egli preoccupazioni: «Spero che il decreto del Governo coordini l’attività di attrazione di investimenti anzicchè vanificare la strutture di missione». Ma poi aggiunge anche una nota critica: «La Zes ha dimostrato un attivismo intenso. Ma dapprincipio era stata pensata per favorire investimenti di grandi dimensioni in aree ristrette. Successivamente l’indirizzo è cambiato verso investimenti molto più contenuti, anche di soli quattro milioni in media. Forse questo aspetto andrebbe rivisto».
Fonte: Il Sole 24 Ore