
miart, successi e sfide in un mercato in evoluzione
Si è conclusa la 29ª edizione di miart (dal 4 al 6 aprile) in un contesto segnato da tensioni e incertezze. La scelta di lanciare un messaggio controcorrente, «among Friends», ritrovarsi tra amici –ispirato all’ultima retrospettiva dedicata a Robert Rauschenberg, a cui la fiera ha reso omaggio nel centenario della nascita – è diventato anche una dichiarazione d’intenti. L’arte, oggi più che mai viene proposta come uno spazio di riconciliazione, un terreno neutro e fertile dove incontrarsi senza filtri, dialogare senza barriere. Con un bilanciamento tra specificità locale e internazionalità delle proposte, miart 2025 ha ospitato 179 gallerie provenienti da 31 nazioni e 5 continenti, suddivise in tre sezioni: Established, Emergent e Portal e si conferma, come ogni anno, un appuntamento fondamentale per gallerie, collezionisti e operatori del settore. Tuttavia, la sua natura di evento fieristico non è immune dalle tensioni economiche globali e dalle incertezze del mercato. La crescente difficoltà nel sostenere investimenti in opere e artisti rischia di spingere il sistema verso un irrigidimento dell’offerta, con un focus sempre più concentrato sui nomi consolidati e sicuri, a discapito di ricerca e sperimentazione, ma si riflette anche in una crescente cautela verso gli acquisti di fascia medio-alta, segnando un mercato che procede “a freno tirato”.
Per quanto riguarda i risultati di vendita di questa edizione il quadro appare inevitabilmente disomogeneo: alcune gallerie hanno chiuso con soddisfazione, altre meno. Se però vogliamo individuare una tendenza, possiamo affermare che le vendite ci sono state, ma a prezzi più contenuti del solito. Alcuni galleristi hanno registrato sold out, ma le transazioni più consistenti sono avvenute prima dell’apertura della fiera. Un tema invece sempre più ricorrente, quasi corale, è quello dei costi elevati legati alla partecipazione alle fiere. Un aspetto che sta diventando critico per molti galleristi, soprattutto per quelli di piccole e medie dimensioni, che spesso faticano a coprire le spese con i ricavi ottenuti dalle vendite. Tra affitti degli spazi, costi di trasporto, allestimenti e spese accessorie, la presenza in fiera rappresenta oggi un investimento significativo, che non sempre trova un ritorno proporzionato. Questo squilibrio rischia di scoraggiare la partecipazione di molte realtà indipendenti, riducendo la diversità dell’offerta e indebolendo la vitalità dell’intero ecosistema artistico. Per alcune gallerie la scelta di condividere un progetto e lo spazio in fiera, come nel caso della portoghese Madragoa (Lisbona) e della polacca Galeria Dawid Radziszewski (Warsaw, PL) “ha portato ad uno spettro di attenzione diverso – afferma Matteo Consonni di Madragoa – internazionale e italiano ed entrambi ne abbiamo beneficiato; siamo contenti, siamo riusciti a coprire i costi di questo progetto che è stato ambizioso in un contesto difficile, ma la vera collaborazione tra le gallerie ha aiutato ad ampliare il potenziale di entrambe”. Il sostegno da parte del Mondrian Fund è stato, invece, fondamentale per la partecipazione della galleria olandese Lang Gallery con un progetto in ceramica di Danielle Hoogendoorn (1990)“ In Those Flowers, Infinity’s Infinity” in collaborazione con Chiara Guidi, focalizzato sull’esportazione dei fiori olandesi, in particolare tulipani, che oggi supera gli 11,5 miliardi e provoca un sempre più grave impatto sull’ambiente (successo di vendita per fiori e vasi in ceramica da 1.750 a 3.750 euro).
Focus sulle vendite
A fare da contrappunto alle dinamiche più consolidate del mercato, anche quest’anno, proprio all’ingresso della fiera, torna la sezione Emergent, curata da Attilia Fattori Franchini, che guarda con sempre maggiore attenzione al ruolo cruciale della nuova generazione di galleristi. Con 25 gallerie, in gran parte internazionali, Emergent ha portato in scena pratiche contemporanee fresche, sperimentali e audaci. Un’energia che non è passata inosservata: l’interesse dei visitatori è stato tangibile, trasformandosi in nuovi contatti, dialoghi promettenti e — soprattutto — in vendite concrete. Un risultato che conferma come la curiosità e la voglia di scoperta, quando bene indirizzate, possono davvero fare la differenza. La londinese Brunette Coleman presentava le opere di due artisti, Oscar Enberg e BriannaLeatherbury. Di quest’ultima artista classe 1995, con un interessante curriculum, erano esposti e sono stati venduti alcuni lavori in rame della serie “Insider’s Grave”, opere che l’artista considera come artefatti prematuri del capitalismo contemporaneo, frammenti residuali di un’economia fondata sull’astrazione finanziaria e sulla speculazione (prezzi da 3 mila euro). Sempre da Londra Ilenia, fondata nel 2023 dall’italiana Ilenia Rossi con una ricerca focalizzata su artisti emergenti e mid-career, molti dei quali non hanno ancora esposto nel Regno Unito. Nello stand erano in mostra i dipinti astratti su alluminio di Nate Boyce, artista e musicista americano (6.500-7.500 euro). Altre proposte che hanno registrato un successo di vendita è la serie di 10 dipinti a tempera e olio di porzioni di mela di Edward Kay della galleria Roland Ross di Margate (3.600 euro), un dipinto è entrato nella collezione di Fondazione Fiera Milano.
Nella sezione Established, soddisfazione per i tipi di Chert Lüdde con un group show che presentava una panoramica dell’arte contemporanea nei cinque continenti e tra gli artisti l’ultima entrata a far parte della galleria, Selma Selman molto apprezzata e richiesta dai collezionisti (prezzi da 5 mila a 10 mila euro). Tra le new entry Document (Chicago, Lisbona) con un’interessante proposta che spaziava dall’artista Julien Creuzet al lavoro dell’artista americana Kiah Celeste (Ripple, 2024 una scultura in vendita a 5.500 dollari) che con le sue sculture sarà presente alla Milano Design Week, con un’inedita performance che intreccia oggetti nomadi, materiali di recupero in collaborazione con Kindof Furniture che si traduce in una ricerca sulla tensione tra alterità e familiarità, tra scultoreo e funzionale. Prima partecipazione per Podbielski Contemporary con il solo show di Florence di Benedetto che presentava fotografie della serie ‘una relazione privata’ e l’installazione ‘Life before me’ (vendute alcune foto con prezzi da 2.800 a 6.100 euro). Successo per la proposta della galleria Ex-Elettrofonica che ha attirato l’attenzione del pubblico con l’opera “Pasticceria Italia” di Gabriele Picco, una teca frigorifero della memoria che attraverso il contrasto della dolcezza della torta propone le stragi, momenti drammatici del nostro passato, e con i dipinti di Arianna Marcolin (Schio, 1998). Della giovane artista è stato venduto un lavoro di grandi dimensioni (opere da 800 a 6 mila euro).
Infine la sezione Portal, curata per la prima volta da Alessio Antoniolli, direttore di TriangleNetwork a Londra e curatore della Fondazione Memmo a Roma, riuniva dieci gallerie per altrettanti progetti monografici tutti molto interessanti. Peccato la posizione sfavorevole in una parte del padiglione completamente nascosta che non ha favorito la fruizione del progetto curatoriale.
Fonte: Il Sole 24 Ore