Microchip e dati, un’altra vita per i siti dell’ex manifattura

Microchip e dati, un’altra vita per i siti dell’ex manifattura

A Ponte San Pietro, vicino Bergamo, nel Data Center Campus di Aruba, resta solo una delle ciminiere che un tempo facevano parte del sito tessile della Legler. Continua a svettare al centro del complesso quasi fosse una cartolina del passato: ricordare ciò che è stato, il vecchio manifatturiero che aveva nella produzione tessile una delle anime più longeve. Poi la storia fatta di operai e di produzione di tessuti (nell’ultimo periodo i famosi jeans) ha dovuto fare i conti con la crisi, il fallimento, la chiusura, la cassa integrazione e infine le macerie. Metri e metri di capannoni da mettere in sicurezza e da bonificare, qualcuno di questi sopravvive ancora alle spalle e a lato della ciminiera. Così, se a quest’ultima è toccato il destino della testimonianza, agli altri mattoni intrecciati da pilastri di cemento e ferro è toccata la sequela della riconversione per ospitare la modernità, nuovo design e rivestimenti ecocompatibili.

L’ultimo pezzetto di questo percorso è in moto proprio in queste settimane e «come è già successo con gli altri blocchi cercheremo di preservare il più possibile», spiega Giancarlo Giacomello, Head of Data Center & Colocation Services di Aruba. Il più possibile significa anche aver mantenuto la centrale idroelettrica, un tempo della Legler, all’interno del Global Cloud Data Center così da utilizzare le acque del fiume Brembo per il raffreddamento degli impianti.

Altro tema cruciale questo della sostenibilità ambientale (oltre al consumo di suolo che ha nel riuso una possibile soluzione) al centro del dibattito sulla diffusione di queste strutture. «Un tema che qui sentiamo molto – prosegue Giacomello – tutti i blocchi ad esempio sono ricoperti di pannelli fotovoltaici». I blocchi attualmente sono tre, il DC-A, il DC-B e il DC-C, ognuno con la sua dotazione di MW (rispettivamente 12 MW IT, 9 MW IT e 8 MW IT. Dietro questa misurazione sta una quota importante della funzionabilità delle nostre vite. Ci stanno i server delle aziende per cui lavoriamo, ma anche delle istituzioni pubbliche. Quasi sicuramente ci stanno le nostre email, le foto che ci scambiamo e più seriamente, i nostri lavori, il nostro reddito. Questo basta a darci la dimensione della loro importanza anche se di questi numeri non abbiamo una esatta percezione.

Dunque, una nuova anima fatta di dati impalpabili ha preso il posto dell’anima fatta di materia per dare vita a quello che viene considerato il Data Center Campus più grande d’Europa: 200mila metri quadri di superficie e 45 MW di potenza IT raggiungibile (60 MW potenza totale).

Fonte: Il Sole 24 Ore