Microsoft, non solo cloud: dai servizi per le imprese arriva la spinta ai profitti
Vittorio Carlini
Da un lato dati trimestrali oltre le stime di consensus, con il titolo che però reagisce negativamente. Dall’altro il peso della divisione Productivity & Business Processes (Pbp), il quale negli ultimi anni è salito sempre più. Sono due tra le caratteristiche con cui può descriversi il recente mondo di Microsoft Corp. Due “condizioni” di cui una (la prima) è ben nota al mercato, mentre l’altra invece è – erroneamente – lasciata sullo sfondo.
Oggetto sociale
Per rendersene conto – con riferimento al secondo fronte – basta guardare la dinamica dell’incidenza delle diverse aree di business dell’azienda fondata da Bill Gates. Quest’ultima divide l’attività in tre grandi segmenti. Il primo, per l’appunto, è il Pbp. Qui sono compresi la piattaforma Microsoft 365 (che integra applicazioni quali Word, Excel, PowerPoint, Outlook e servizi cloud come Teams e OneDrive), Dynamics 365 e il social network LinkedIn. La seconda, invece, è il cosiddetto Intelligent Cloud (Ic). Cioè: la nuvola informatica e i servizi infrastrutturali per aziende. Ad essa vengono ricondotti: Azure, SQL Server e strumenti per gestione dati, sicurezza e Intelligenza artificiale (Ia). Infine – quale terza divisione – c’è il More Personal Computer (Mpc). Appannaggio dell’area in oggetto possono ricordarsi Windows, i dispositivi Surface, Xbox (videogiochi), Bing (motore di ricerca) e la pubblicità associata, oltre ai servizi per produttori di hardware. Insomma: le tre divisioni rappresentano rispettivamente la produttività software (legata in particolare alle aziende), il cloud e l’ambito consumer di Microsoft.
Le traiettorie
Ebbene, secondo il terminale Bloomberg, il Pbp nell’anno fiscale 2018- 2019 valeva il 32,5% del giro d’affari rettificato. L’incidenza è rimasta più o meno stabile fino al 2021-2022 (31,9%). Poi, però, è cresciuta arrivando – tra alti e bassi – al 42,8% del 2024-2025. Il film, a ben vedere, viene replicato a livello di redditività rettificata. Sempre nel 2018-2019 i prodotti per le aziende avevano generato il 37,7% dell’Ebit. Successivamente, nel 2022-2023, si assiste al balzo dell’incidenza (56,57%), che nello scorso anno fiscale (terminato il 30/6/2025), arriva ad assestarsi al 54,3%. Può obiettarsi: anche il “mitico” mondo della nuvola informatica – contestualmente alla frenata dell’ Mpc – è cresciuto. Vero. Tuttavia l’andamento è più stabile: nel 2018- 2019 pesava per il 30,9% del fatturato e, al 30 giugno scorso, è valso il 37,7% del giro d’affari adjusted. Con riferimento invece all’Ebit – sempre rettificato – si è passati dal 32,4% (2018- 2019) al 39,2% (2021-2022) per “atterrare” al 34,7% dell’ultimo esercizio fiscale.
Il modello di business
In altre parole: Microsoft ha modificato in profondità la propria struttura economica, spostando il fulcro della creazione di redditività dalle logiche tradizionali del personal computing a un modello centrato sulla produttività enterprise e sull’integrazione nativa dell’Artificial inteligence (Ai) nei flussi operativi delle aziende. In tal senso, la suite Microsoft 365 è stata trasformata in un ecosistema gestionale completo, che combina strumenti di produttività, comunicazione, sicurezza e automazione. Non solo. L’adozione diffusa di Teams, la crescente penetrazione di Dynamics 365 nei sistemi di gestione aziendale e la monetizzazione pubblicitaria e premium di LinkedIn hanno rafforzato i ricavi ricorrenti. In termini economici, questa divisione beneficia di una struttura a costi marginali molto bassi: una volta sviluppata la piattaforma, ogni utente aggiuntivo genera margini incrementali elevati. L’espansione di Microsoft 365 Commercial e Dynamics 365 – cresciuti rispettivamente del 17% e del 20% su base annua nel primo trimestre fiscale 2025-2026, secondo i dati del gruppo – conferma la solidità del modello. Un modello cui è stato affiancato per l’appunto – e non da oggi – il cloud computing. Vale a dire l’osservato speciale di tutti gli analisti. Certo, il focus è giustificato (anche) dal fatto che la nuvola informatica costituisce l’infrastruttura hi tech e di servizi necessari a sviluppare e fare crescere l’Ia. Di conseguenza, ogni movimento della divisione deve essere passato al microscopio. Soprattutto con riferimento al rischio sul ritorno dei mega investimenti messi a budget dalla società. Ciò detto, però, non pare troppo corretto “dimenticare” l’attuale motore principale della redditività: quel Pbp cui, peraltro, viene ricondotto anche Copilot. Vale a dire: l’assistente Ia del gruppo di Redmond.
Fonte: Il Sole 24 Ore