Milan, il (presunto) conflitto di interessi di Elliott e il perimetro dell’inchiesta

Non sembra esserci proporzione tra l’accusa (gravissima) ipotizzata dalla Procura di Milano e il movente della presunta manovra di simulazione messa in atto dal Fondo Elliott e RedBird in occasione della vendita del Milan avvenuta nell’estate del 2022. Nel decreto di perquisizione emesso il 4 marzo dai pm Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi si prospetta soltanto l’interesse di Elliott a mascherare la sua effettiva proprietà sul club rossonero per non violare l’articolo 5 del regolamento Uefa, norma che vieta allo stesso soggetto di esercitare il controllo o l’influenza su più squadre iscritte alle medesime competizioni.

Il (presunto) conflitto di interessi

Nel periodo oggetto di indagine – il biennio 2022 e 2023 – Elliott oltre a possedere di fatto il Milan avrebbe esercitato un’influenza dominante sul Lille, squadra francese di proprietà del fondo Merlyn, impegnata nella coppe europee come i rossoneri, a cui il fondo della famiglia Singer ha concesso un prestito di 170 milioni. Il debito che risulta in capo alla società Callisto che controlla il club transalpino era stato concesso da Elliott al precedente proprietario Gerard Lopez. Dunque, per sfuggire al divieto di multiproprietà in caso di partecipazione contestuale a Champions o Europa League di due club, Elliott avrebbe mantenuto il controllo sostanziale sul Milan facendo apparire il fondo RedBird Capital come proprietario. A riprova di ciò la procura milanese elenca una serie di anomalie risultanti dai documenti contabili e societari sequestrati nel corso del procedimento avviato su ricorso di Blue Skye. Nei mesi scorsi la società guidata da Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, che prima del passaggio a RedBird deteneva poco meno del 5% di Project Redblack, la controllante del Milan (contro il 95% di Elliott), ha promosso infatti una serie di contenziosi in Italia, negli Usa, nel Lussemburgo e a Hong Kong, denunciando la violazione dei propri diritti di socio di minoranza (fin qui non accolti dalle corti audite).

Prestito e influenza dominante

Ma si può configurare davvero un conflitto di interessi di Elliott? Elliott è stato cruciale per il salvataggio del Lille di Gerard Lopez che rischiava il default, dopo aver contratto debiti per 150 milioni nei confronti dei Singer e della banca d’affari JPMorgan. Era stato proprio Gordon Singer, figlio del numero uno di Elliott, nel dicembre 2020 a gestire la cessione del club – vincitore a sorpresa della Ligue 1 nel 2021 e capace di sfornare talenti a ripetizione grazie al proprio centro di formazione – al fondo Merlyn Advisors attraverso la filiale di quest’ultimo Callisto. Merlyn Advisors è stato costituito da due ex banchieri di JPMorgan, l’olandese Maarten Petermann e l’italiano Alessandro Barnaba. Il conflitto di interesse potenziale sussisterebbe perciò dal luglio 2018, quando il veicolo della famiglia Singer che l’anno prima aveva finanziato con circa 300 milioni il discusso imprenditore cinese Li Yonghong nell’operazione di acquisizione del club dalla Fininvest di Berlusconi, è diventato proprietario del Milan escutendo il pegno sulle azioni rossonere (dopo che lo stesso Li Yonghong non aveva onorato le sue obbligazioni). Elliott tuttavia non ha mai detenuto quote azionarie del Lille. Era ed è un semplice creditore della proprietà. Basta questo per ritenere provata la sussistenza di una influenza dominante? No, a guardare le regole Uefa e i precedenti, dal caso Lispsia-Salisburgo (di fatto della Redbull entrambe, ma non per la Uefa) alla vicenda Milan-Tolosa.

Milan-Tolosa

In tema di multiproprietà rischiose infatti RedBird si trovava in una situazione molto più complessa di Elliott e avrebbe avuto uno scarso interesse a mettersi nelle condizioni di potenziale conflitto. Nell’estate del 2020, il fondo di Gerry Cardinale ha rilevato l’85% del Tolosa in Francia, retrocesso dopo l’interruzione del campionato causata dal Covid e riportato in Ligue 1 dalla stagione 2022/23. E a marzo 2021 ha investito nel Fenway Sports Group, la holding proprietaria dei Boston Red Sox e del Liverpool, pagando 735 milioni di dollari per il 10%. Qui parliamo di partecipazioni azionarie vere e proprie. A luglio del 2023 Milan e Tolosa hanno così corso il rischio che venisse concessa solo a una delle due squadre l’autorizzazione a partecipare a Champions ed Europa League. Alla fine la Uefa ha dato il via libera a patto che i due club non facciano operazioni di mercato tra di loro, sia a titolo definitivo che temporaneo, fino a settembre 2024, non stringano accordi tecnici, commerciali o di cooperazione comune e non usino scouting o database comuni.Insomma, proprio quel genere di operazioni che rendono profittevoli le multiproprietà. Perché allora RedBird avrebbe dovuto accettare di incorrere in tali limiti per fare un favore ad Elliott che peraltro aveva pochissime probabilità di incorrere in sanzioni della Uefa? E perché simulare una vendita con la possibilità invece che in Italia potessero arrivare sanzioni penali e sportive pesanti?

Le ragioni del procedimento

Le motivazioni fatte emergere dal decreto di perquisizione appaiono deboli. Quello che se ne può dedurre è che la Procura si sia convinta che nella vendita del Milan ci siano altre problematiche legate alla provenienza dei fondi. Lo si legge del resto chiaramente a pagina 5 del provvedimento. Dopo una serie di valutazioni, infatti, i pm scrivono: «sembrerebbe emergere la circostanza che la maggior parte del capitale utilizzato per la compravendita dal Milan sia proveniente da un veicolo societario non riferibile a RedBird». È questo che i pm vogliano appurare? Sospettano dello stesso fondo Elliott o di qualche altro soggetto non meglio identificato.

Fonte: Il Sole 24 Ore