
Milano-Cortina e sisma, in sette mesi trenta interdittive
Sette interdittive solo a luglio, trenta in tutto da gennaio, al ritmo di quattro in media al mese: più dell’intero 2024, quando erano state 26, e quasi il doppio delle 18 di due anni fa. Mette il turbo il sistema di prevenzione antimafia del Viminale applicato prima ai cantieri della ricostruzione post-sisma 2016 nel Centro Italia e a Ischia e poi dal 2023 esteso alle Olimpiadi Milano-Cortina. Un meccanismo, basato sull’obbligatorietà dell’iscrizione all’Anagrafe degli esecutori per poter ottenere appalti a qualsiasi titolo, che è stato appena ampliato ai nuovi ospedali calabresi. E che rappresenta un’esperienza preziosa per la sfida chiave: il Ponte sullo Stretto.
L’asse Salvini-Piantedosi
Chiaro il metodo: stanare preventivamente le infiltrazioni della criminalità organizzata, fermando le aziende prima che possano diventare affidatarie. «I provvedimenti renderanno la realizzazione dei lavori post-sisma nel Centro-Italia e delle opere per i Giochi Milano-Cortina 2026 immuni da condizionamenti mafiosi», ha promesso ieri il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, annunciando le sette interdittive di luglio. È stato lui a voler dare impulso alla Struttura di prevenzione antimafia diretta dal prefetto Paolo Canaparo. «Un modello – ha aggiunto – che potrà essere esteso anche ad altri ambiti strategici. Penso, in particolare, al Ponte sullo Stretto, per il quale intendiamo rafforzare ogni strumento di prevenzione a garanzia della legalità». Anche il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, ha anticipato che protocolli analoghi a quelli dei Giochi saranno adottati per il Ponte : «Contro le infiltrazioni alzeremo le barriere più rigide al mondo».
In otto anni 225 stop
Secondo la mappa aggiornata visionata dal Sole 24 Ore, le interdittive adottate dal 2017 sono 225: il 34,5% in Campania, seguita dalla Calabria (12%). Coerentemente, ripartendo i provvedimenti per organizzazione criminale, è la camorra a dominare (54%), con la ’ndrangheta al secondo posto (28%), la criminalità pugliese al terzo (8%) e Cosa nostra subito dopo (7%). Ma dall’analisi del Viminale emerge da parte delle imprese infiltrate una strategia ormai consolidata: quella di avviare le attività in aree non ricollegabili al contesto criminale di riferimento. Roma e Milano, in particolare, ma anche varie province del Centro Italia.
Le connivenze sui territori
Delle interdittive di luglio, due riguardano imprese interessate alle Olimpiadi invernali, ma è importante ricordare che chi riesce a iscriversi all’Anagrafe per la ricostruzione può partecipare anche ai lavori per i Giochi. Si tratta di imprese individuali o società a responsabilità limitata semplificata, la cui attività principale dichiarata è quella edile. In quattro casi sono emersi collegamenti con la camorra, in due con la ’ndrangheta, in una un sodalizio di matrice mafiosa riconducibile a criminali di etnia rom. Per tutti sono venuti alla luce accordi di mutua convenienza, connivenze e alleanze: i metodi con cui le organizzazioni criminali perfezionano sempre la pressione sul tessuto socio-economico e la capacità di infiltrare la rete produttiva del territorio a scapito delle aziende “sane”.
Le donne titolari
Un caso ha interessato una società in possesso di certificazioni Soa, requisito essenziale per partecipare agli appalti pubblici, e iscritta all’Albo nazionale gestori ambientali per la gestione dei rifiuti, abilitata a operare nel settore delle bonifiche. Altre due società sono riconducibili a un’unico soggetto già condannato per reati in ambito economico-finanziario, come usura aggravata e ricorso abusivo al credito. Una dichiarava tra le proprie attività la produzione di pasta fresca. Curiosità: a capo di due imprese ci sono donne, chiamate dalle organizzazioni a farsi carico della titolarità, anche se non della effettiva conduzione delle attività imprenditoriali mafiose.
Fonte: Il Sole 24 Ore