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Minori non accompagnati, la roulette dell’accoglienza e il percorso in salita per diventare adulti
Mohamed Keita, classe 1993, ivoriano, oggi è un affermato fotografo. Ha lasciato la Costa D’Avorio a 14 anni a causa della guerra civile. Ha attraversato la Guinea, il Mali, l’Algeria, la Libia ed è giunto a Malta. Poi ha raggiunto l’Italia nel 2010, a 17 anni, accolto al centro diurno per minori Civico Zero, nel cuore di San Lorenzo a Roma. Ha studiato l’italiano mentre lavorava come portiere in un albergo. E a Civico Zero ha scoperto la sua vocazione per la fotografia. Oggi a Roma segue i ragazzi del centro, e nel 2017 ha collaborato all’apertura di due scuole di fotografia per bambini delle periferie di Bamako, in Mali, e di Nairobi in Kenya. Laboratori da cui è nata la mostra “Scatti liberi – L’Africa negli occhi dei bambini”, all’Auditorium parco della Musica di Roma. Una storia di chi ce l’ha fatta. Perchè ai minori stranieri giunti soli in Italia dovrebbe essere assicurata la possibilità di crescere con un sostegno materiale e affettivo. Come prevede la Convenzione dei diritti del fanciullo Onu 1989, che impegna gli Stati a rispettare i diritti enunciati nel testo. Nella realtà, invece, per molti minori non accompagnati che giungono in Italia le cose non vanno così. Il compimento dei 18 anni è uno spartiacque che esclude molti giovani dai percorsi di integrazione e di istruzione. E ancor prima c’è la roulette dell’accoglienza. E capita di essere parcheggiati nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, oltre i 45 giorni previsti. Una sosta che spesso spezza il percorso di integrazione e di crescita.
Le trappole e le incognite del viaggio
I minori non accompagnati sono giovani che arrivano in Italia dopo viaggi pieni di trappole e incognite. Attraverso itnerari lunghi e pericolosi. Minorenni e soli. Vulnerabili. Privi di cura e di custodia. Ragazzi che, per lo più, fuggono da guerre, violenze e povertà. Affrontano viaggi che sono spesso una vera e propria odissea, vissuta superando confini e deserti, compiendo traversate in acque pericolose, affrontando mille difficoltà. Con in tasca la speranza di un futuro migliore. Tra il 2014 e il 2024 sono giunti in Italia via mare, 127.662 minori stranieri non accompagnati. In media 11.600 arrivi l’anno fra adolescenti, preadolescenti e, in alcuni casi – solo l’1,65% – bambini. «I più sofferenti sono i ragazzi che arrivano dalle aree sub sahariane – spiega Maria Franca Posa, coordinatrice dei servizi minori della Caritas di Roma – che hanno attraversato, il deserto, la Libia, il mare. Che hanno subito violenze in questo percorso. Minori che spesso hanno l’obiettivo di trovare subito un lavoro per mandare i soldi a casa. Ragazzi che perdono la loro adolescenza. Noi oltre all’accoglienza cerchiamo di costruire ponti di bellezza, attraverso teatro, pittura, percorsi ludici e attività sportive, oltre al sostegno allo studio. Coltivando sogni e speranze».
Gargaglia (Save the children): la roulette dell’accoglienza
«Spesso però il viaggio per giungere in Italia – ricorda Niccolò Gargaglia, responsabile protezione minori di Save the children – non è meno complesso del percorso lungo e travagliato da affrontare all’arrivo, dalla difficile fase dell’identificazione all’accesso ai percorsi dell’accoglienza. Spesso nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, non viene rispettato il termine massimo di permanenza di 45 giorni e ci si trova di fronte a casi in cui i minori restano parcheggiati lì dai 3 ai 24 mesi. Con conseguenti difficoltà di alfabetizzazione e di scolarizzazione. Ancora troppi diventano così maggiorenni e finiscono nei Cas per adulti o fuggono verso le grandi città o cercano di attraversare il confine a Ventimiglia».
Divieto di respingimento dei minori non accompagnati
La legge Zampa è stato un passo avanti per la protezione dei minori non accompagnati che arrivano in Italia. Definisce le regole dell’accoglienza, a partire dal divieto di respingimento alla frontiera dei minori stranieri non accompagnati, senza eccezioni. Sono state individuate procedure per l’accertamento dell’età ed è stato stabilito un sistema organico di accoglienza, con standard minimi per le strutture residenziali e la promozione dell’affido familiare. La legge promuove la nomina di tutori volontari, che possono essere privati cittadini disponibili ad assumere la tutela di un minore (massimo di tre). La normativa 47/2017 ha anche consolidato alcuni diritti fondamentali di questi minori, dall’assistenza sanitaria all’istruzione, alle garanzie processuali.
Gli ostacoli sul cammino dell’integrazione
Il primo ostacolo da affrontare sul cammino dell’integrazione è l’accertamento dell’età, con i rischi connessi legati alla mancanza di documenti originali e al rischio di essere identificati come adulti. Per i minorenni si apre la tutela e il primo rilascio del permesso di soggiorno, tappe fondamentali per l’avvio del percorso di inclusione. Un processo spesso ostacolato dalle lentezze burocratiche che rischiano di compromettere l’intero percorso. Importante la presenza di un rappresentante legale del minore straniero solo. «Spesso è il tutore pro-tempore della comunità di accoglienza – spiegano a Save the children – a dover ricoprire questo ruolo per lunghi periodi, talvolta fino al compimento del diciottesimo anno e per tanti giovani contemporaneamente».
Fonte: Il Sole 24 Ore