Minouche Shafik, l’economista internazionale che guida Starmer
Dopo appena 13 mesi, nell’agosto 2024, ha rassegnato le dimissioni. Nel suo messaggio d’addio ha parlato di un periodo “di turbolenza, difficile da superare in una comunità così divisa”. Per Londra, quella scelta aprì le porte al suo rientro: l’allora ministro degli Esteri David Lammy le affidò un incarico di revisione della politica di sviluppo internazionale, lavoro che Shafik concluse e consegnò al governo lo scorso febbraio.
Le sfide in Downing Street
La sua nuova missione sarà altrettanto complessa. Starmer ha bisogno di rilanciare la fiducia nell’agenda economica, in un contesto segnato da sondaggi in calo e da un’opposizione populista, guidata da Nigel Farage, che erode consensi al Labour. La cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, ha già dovuto affrontare tempeste politiche: dal ritiro del piano di taglio dei sussidi per il riscaldamento degli anziani, al dietrofront su nuove regole per i sussidi di invalidità.
Ma soprattutto incombe un buco di bilancio stimato in almeno 20 miliardi di sterline. Reeves ha promesso di non alzare le imposte dirette, ma resta la possibilità di interventi sulla proprietà immobiliare e sulla ricchezza. Non a caso, i giornali conservatori hanno subito ripescato i vecchi articoli di Shafik sul tema, paventando una “patrimoniale mascherata”.
Il suo compito sarà duplice: convincere i mercati della solidità del percorso fiscale e, al tempo stesso, accompagnare Starmer e Reeves in una manovra che non tradisca le promesse elettorali. «Parte della ragione per cui Minouche è lì – ha spiegato Jonathan Portes, economista del King’s College – è che il premier vuole mettere le mani direttamente sul budget, non lasciarlo solo al Tesoro».
Influenza e prospettive future
Shafik porta con sé una credibilità internazionale che potrebbe risultare decisiva: per gli investitori esteri, il suo profilo da ex vice governatore della BoE e numero due dell’Fmi è un segnale rassicurante. «La capacità di fare policy a Downing Street è limitata», ha avvertito Tony Travers, politologo alla LSE, «ma se qualcuno può aiutarli a ricostruire una strategia di crescita è lei».
Fonte: Il Sole 24 Ore