“Mio padre malato di Alzheimer è ricoverato in Rsa, ma è vero che mi devono rimborsare la retta?”

“Mio padre malato di Alzheimer è ricoverato in Rsa, ma è vero che mi devono rimborsare la retta?”

Buongiorno. Da 5 anni mio padre, malato di Alzheimer, è ricoverato presso una RSA del Veneto, nostra regione di residenza. Io pago la metà della quota che compete alle famiglie (la quota alberghiera), mentre la restante metà la paga la Regione Veneto. Ho letto che recenti sentenze hanno costretto delle Rsa a rimborsare le quote pagate per persone degenti con Alzheimer, in quanto sia spese per cure che alberghiere devono rimanere a carico della Regione. Non ho capito se c’è un modo di ottenere in automatico il rimborso delle quote pagate o se occorre fare una causa per ottenere tale rimborso. Mi chiedevo se tra i vostri esperti ci fosse qualcuno che si è occupato di queste cose e potesse spiegare le cose come stanno poiché su questo tema non c’è molta chiarezza e noi famigliari non sappiamo come muoverci. Marco V.

Ogni Regione potrebbero aver adottato delle disposizioni specifiche per il pagamento della Retta delle Rsa (Residenze per persone non autosufficienti). In linea di massima però, la regola generale che si applica fa riferimento al criterio della cosiddetta ripartizione della quota: esistono una componente sanitaria e una assistenziale. La prima quota, detta sanitaria, rientra nel Sistema sanitario nazionale, e come tale è a carico dello Stato, perché la famiglia o il paziente non deve nulla per le cure relative a una malattia. La seconda, detta alberghiera, relativa a vitto e alloggio (ma non solo) non è invece coperta dallo Stato.

Nel corso degli ultimi anni si sono susseguite molte sentenze di alcuni Tribunali italiani che hanno stabilito che entrambe le quote siano a carico dello stato quando le prestazioni sanitarie superano quelle alberghiere. Ad esempio: nel caso dei pazienti affetti da Alzheimer, la persona interessata è gravemente non autosufficiente, per cui l’assistenza sanitaria prevale rispetto a quella meramente assistenziale: nulla dovrebbe essere richiesto al paziente e alla famiglia per la quota di RSA, purché si tratti di una struttura pubblica o convenzionata con il SSN. Lo stesso vale per altre tipologie di pazienti, quali ad esempio quelli affetti da patologie psichiatriche, per i quali le prestazioni di cura sono essenziali

In particolare, una pronuncia della Corte di Cassazione, la sentenza n. 13714/2023 inerente proprio il caso di un malato di Alzheimer, potrebbe cancellare questo meccanismo di ripartizione per le Rsa. Nella sentenza si specifica che in caso di malattie gravi (come appunto l‘Alzheimer), anche la componente alberghiero-assistenziale, che in linea di massima dovrebbe essere a carico del paziente e dei suoi famigliari, passa materialmente allo Stato. In questi casi, non è possibile richiedere alcun pagamento ai familiari—coniugi, figli o nipoti—anche se hanno firmato un impegno di pagamento con la RSA; tale impegno è considerato «nullo» dai giudici, i quali hanno disposto il rimborso degli importi eventualmente versati dai parenti.

Fonte: Il Sole 24 Ore