
Monsignor Ricchiuti (Pax Christi): «Gettiamo un ponte ai fratelli israeliani»
«Siamo per la pace, per la riconciliazione tra questi due popoli, ma questo passa attraverso la denuncia della verità». È quanto dice Monsignor Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia. Anche lui, come tanti preti e vescovi, in questi giorni ha aderito a “Preti contro il genocidio” una rete nata nelle ultime settimane che ha già raccolto centinaia di sottoscrizioni. «Chiediamo che il popolo israeliano si muova di più per mettere in crisi il suo governo» dice.
Cominciamo da questo, lei ha un sogno?
Don Tonino Bello con Albino Bizzotto si recarono, erano in 500, a Sarajevo. Era il dicembre 1992. Ecco, il mio sogno è che non in cinquecento, ma in cinquecentomila, con Papa Leone, l’imam, il rabbino capo, i capi religiosi, preti, laici, credenti, non credenti, in cinquecentomila possiamo presentarci ai confini della Striscia di Gaza e percorrerla. È chiaro che questo è un sogno, ma è anche una richiesta esplicita di molti, la richiesta che Papa Leone si rechi a Gaza, con il cardinale Pizzaballa, con delle autorità religiose. Una richiesta che sta arrivando da moltissima parte della Chiesa e anche da non credenti che certamente credono nell’autorevolezza morale del Papa.
Lei, come tanti religiosi, ha aderito a Preti contro il genocidio. Ma, spiega il documento di nascita, non siete contro, siete piuttosto a favore?
Non possiamo tacere, siamo indignati per quello che sta accadendo. Gli scopi, presenti nel documento, sono pregare per una pace disarmata e disarmante, denunciare il genocidio, chiedere il rispetto dei dritti internazionali, promuovere una cultura di riconciliazione. Non c’è nessun contro, anzi il nostro è un gettare un ponte ai fratelli israeliani, perché se non ci parliamo, se questo fossato tra le due parti si scava sempre di più poi diventa davvero insuperabile questo abisso. Vogliamo anche che il popolo israeliano si muova un po’ di più nel denunciare, nel mettere in crisi il loro governo, perché si giunga finalmente, io credo che sia onestamente tardissimo, ad una pace. Cessino questi orrori, chiamiamoli così, come denunciato dal documento dell’Onu qualche giorno fa. Siamo per la pace, per la riconciliazione tra questi due popoli, ma questo passa attraverso la verità e la verità è il genocidio. Lo so che è una parola divisiva all’interno anche della Chiesa, all’interno dell’opinione pubblica, chiamiamolo sterminio, chiamiamolo massacro, ma deve passare prima di tutto questa denuncia e poi serve andarsi incontro per vedere se è possibile che la smettano.
Fonte: Il Sole 24 Ore