Mukherjee (Shazam): «L’AI cambierà tutto, ma servono visione e pazienza»

Mukherjee (Shazam): «L’AI cambierà tutto, ma servono visione e pazienza»

Ventidue anni fa nacque Shazam, qualcuno se la ricorda bene perché è stata la prima app di riconoscimento musicale che in pochi secondi era in grado di riconoscere titolo e autore di una canzone semplicemente ascoltandone un frammento. All’epoca fu una rivoluzione. Da allora, il suo cofondatore Dhiraj Mukherjee, dopo avere venduto il marchio ad Apple per una cifra stimata di 400 milioni di dollari, ha investito in oltre 250 startup, tra cui iniziative di intelligenza artificiale, tecnologia climatica e sostenibilità come OpenAI e Dandelion Energy. Per certi versi, l’imprenditore che terrà una lezione oggi a Milano, all’assemblea di Assolombarda, ha in qualche modo anticipato e previsto la rivoluzione dell’intelligenza generale generalista.

«Le trasformazioni da allora sono state drammatiche – racconta al Sole 24 Ore –. Quando abbiamo fondato Shazam, Internet come lo conosciamo oggi aveva solo cinque o sei anni. Le persone usavano ancora connessioni dial-up, lente, macchinose e frustranti. I telefoni cellulari stavano appena iniziando a comparire e l’idea di uno smartphone non era neanche all’orizzonte. Da allora, la tecnologia stessa ha fatto un balzo in avanti, anche l’ambiente dei finanziamenti è cambiato enormemente. Nel 2000, gli angel investor erano rari, l’industria del venture capital era piccola e la maggior parte degli investitori proveniva da contesti bancari tradizionali. Oggi, abbiamo diverse generazioni di imprenditori che sono diventati a loro volta investitori, finanziando la prossima ondata di startup. Allo stesso tempo, i governi, in particolare quello del Regno Unito, hanno compiuto sforzi deliberati per incoraggiare e sostenere l’imprenditorialità. Ecco perché sono incoraggiato quando vedo associazioni che riuniscono le persone per discutere di innovazione, tecnologia e AI».

Dhiraj Mukherjee ha inventato Shazam in un’epoca in cui gli smartphone non esistevano ancora. Oggi l’intelligenza artificiale è al centro di entusiasmo e scetticismo. Tanto che anche recentemente numerose Big Tech hanno lanciato l’allarme sul rischio di potenziale bolla finanziaria, come negli anni Novanta.

«L’intelligenza artificiale è con noi da molto tempo – osserva l’imprenditore e speaker internazionale – risale alla Conferenza di Dartmouth negli anni ’50. Quello che stiamo vivendo ora è un altro dei suoi momenti di svolta, e credo che l’AI rimarrà con noi per tutta la nostra vita. Allo stesso tempo, i mercati finanziari tendono a farsi prendere la mano. Come con ogni grande tecnologia, l’hype crea bolle. È probabile che a un certo punto assisteremo a una correzione, forse anche a un crollo. E quando ciò accadrà, gli scettici diranno: “Ve l’avevo detto”. Ma nel lungo periodo, la tecnologia stessa continuerà ad evolversi. L’AI continuerà a diventare più potente, più utile e più strettamente adattata alle esigenze umane. Quindi sì, sarà un giro sulle montagne russe, con alti e bassi. Ma è un giro che vale la pena fare, perché alla fine questa tecnologia ha il potenziale per avere un impatto profondo sulle nostre vite, sulle nostre attività commerciali e sulla società nel suo complesso».

Fonte: Il Sole 24 Ore