Mulè: un piano per diagnosi precoci per intercettare la progressione della malattia renale cronica
La malattia cronica del rene è una patologia molto complessa. È una lenta e progressiva riduzione della capacità dei reni di filtrare le scorie metaboliche del sangue. Parlamento 24 si occupa della proposta di legge per realizzare un programma diagnostico per l’individuazione delle malattie renali croniche, un progetto di legge all’esame della commissione Affari sociali della Camera. Una patologia grave che nel mondo colpisce oltre 850 milioni di persone. Ne parliamo con il primo firmatario della proposta di legge Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia.
Un programma pluriennale diagnostico per chi è più esposto
La proposta di legge vuole istituire un programma pluriennale diagnostico dedicato ai soggetti più a rischio. «Un programma – sottolinea Mulè – per prendersi cura di chi è più esposto alle malattie croniche renali. Per i soggetti che hanno alcune patologie, ad esempio malattie cardiovascolari, obesità, diabete mellito. Ecco, queste sono le categorie che dobbiamo tenere particolarmente sott’occhio. La legge propone uno screening su queste persone affette da queste patologie perché abbiamo osservato negli ultimi trent’anni che l’aumento della malattia cronica è del 30% in soggetti che hanno ipertensione, obesità, malattie cardiovascolari. Per questo la legge prevede di affrontare in maniera nuova e diversa questo problema sociale».
La dialisi costa 2,5 miliardi al Ssn
La terapia sostitutiva più utilizzata è la dialisi. Uno screening potrà ridurre l’incidenza della dialisi e innalzare l’aspettativa di vita di questi pazienti? «È fondamentale perché quei 45mila italiani soggetti a dialisi, che ogni anno aumentano di ulteriori 6mila cittadini, costano allo Stato il 2% dell’intero budget, cioè i 2 miliardi e mezzo. Peccato che siano soltanto lo 0,1% della popolazione. Il primo motivo di intervento è perché chi fa dialisi ha una vita sociale irrimediabilmente compromessa. Lo screening ha dimostrato che intercettare prima la malattia fa scendere del 40% la necessità di dialisi, con un’aspettativa di vita che aumenta di oltre il 20 per cento. Questa è il motivo per cui bisogna fare lo screening».
L’osservatorio: intorno al tavolo medici, associazioni pazienti e Iss
Che compito avrà l’Osservatorio nazionale che volete istituire? «Stiamo replicando l’esperienza che abbiamo già fatto con il diabete di tipo uno e la celiachia – spiega Mulè – cioè quel programma che investe tutta la popolazione da 0 a 17 anni per intercettare prima possibile le possibili patologie. Lo strumento è quello di un tavolo che metta insieme i medici, le associazioni dei pazienti e l’Istituto Superiore della Sanità. Insieme dovranno vedere come va lo screening, le linee guida e soprattutto i risultati per implementare ed eventualmente fare degli aggiustamenti nel programma pluriennale».
Campagne di sensibilizzazione per la prevenzione
Fondamentale la prevenzione per scoprire la malattia fin dai primi segnali. «La prevenzione deve andare di pari passo con l’informazione – dice Mulè – che deve essere orientata innanzitutto verso quelle fasce di popolazione affette da ipertensione, obesità, per andare a intercettare quelle fasce di popolazione attraverso i giornali, la televisione, i programmi di approfondimento. Attraverso soprattutto campagne mirate sui social che dicano e convincano le persone da una parte a correggere gli stili di vita e dall’altra ad affidarsi prima possibile all’attività di screening che previene eventualmente fattori nefasti come possono essere quelli legati alle malattie croniche renali».
Fonte: Il Sole 24 Ore