Mutilazioni genitali femminili in Europa: numeri, leggi e sfide

Mutilazioni genitali femminili in Europa: numeri, leggi e sfide

Le mutilazioni genitali femminili (FGM) rappresentano una violazione dei diritti umani che continua a colpire centinaia di migliaia di donne e ragazze in Europa. La pratica, diffusa in alcune regioni dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia, è arrivata nel continente soprattutto attraverso i flussi migratori degli ultimi decenni. La crescente presenza di comunità originarie da Paesi in cui l’FGM è praticata ha portato a una maggiore attenzione istituzionale, ma anche a sfide significative per quanto riguarda rilevamento, prevenzione, protezione delle vittime e punizione dei responsabili.

Secondo stime dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE), circa 600 mila donne e ragazze vivono in Europa con le conseguenze delle FGM, mentre altre 190 mila sono considerate a rischio. La diffusione della pratica è eterogenea: Paesi come Francia, Regno Unito, Germania, Italia, Austria e Irlanda registrano il numero più alto di donne e ragazze colpite, principalmente tra le comunità migranti provenienti da Africa, Medio Oriente e Asia.

Irlanda: sfide nella rilevazione e nella giustizia

In Irlanda, AkiDwA stima che quasi 6 mila donne e ragazze siano colpite da FGM, con casi rilevati soprattutto tra comunità provenienti dall’Africa sub-sahariana. Sebbene esista una legislazione severa, le condanne restano rare. La prima condanna nel Paese è stata emessa nel 2020, ma le sentenze congiunte furono successivamente annullate, sollevando dubbi sulla capacità del sistema giudiziario di proteggere le vittime e punire i responsabili.

Il rilevamento dei casi è complesso: molte vittime non denunciano per paura, stigmatizzazione o mancanza di consapevolezza, e le statistiche ufficiali sono limitate. Gli operatori sanitari e sociali hanno ruoli chiave nel monitoraggio, ma richiedono formazione specifica. L’Irlanda offre programmi di supporto come centri specializzati per donne e ragazze a rischio e campagne di sensibilizzazione rivolte alle comunità. Tuttavia, la prevenzione rimane frammentaria e le risorse disponibili non sempre sufficienti.

Fonte: Il Sole 24 Ore