“Napoli metafisica”, l’opera di Mimmo Jodice in dialogo con de Chirico

“Napoli metafisica”, l’opera di Mimmo Jodice in dialogo con de Chirico

Il surreale che traspare dal reale, dal modo di osservare che trascende il momento, l’immediatezza e il quotidiano, traendo da essi l’universalità: lo sguardo di Mimmo Jodice si confronta con quello di Giorgio de Chirico, in un dialogo naturale, in quello stesso universo metafisico che sembra riflettersi tra le immagini di Napoli realizzate dal fotografo e le opere del pittore.

“Mimmo Jodice. Napoli metafisica” è il titolo della mostra ospitata (fino al 1° settembre) tra la Cappella Palatina, la Cappella delle Anime del Purgatorio e l’Armeria di Castel Nuovo di Napoli, promossa dal Comune di Napoli, in collaborazione con lo Studio Mimmo Jodice e la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico: un viaggio tra cinquantasei vedute (tra cui 5 inediti) della città, creati da un autore nato nel capoluogo partenopeo, che non ha mai voluto lasciare, riuscendolo a fotografare e a descrivere in maniera inedita e profonda. E in questo percorso, curato da Vincenzo Trione e che si inserisce nel progetto “Napoli contemporanea 2025”, le immagini – come si diceva – sono messe in relazione con alcuni dipinti di Giorgio de Chirico (come “Interno metafisico con officina e vista sulla piazza”), in una sorta di specchio, di colloquio, tra una metafisica ed un linguaggio surreale e concreto allo stesso tempo, che caratterizza la poetica di entrambi.

Le angolature particolari, le diagonali, le statue, le architetture e i monumenti, con il passato che si riflette in un modernismo di cui si coglie la decadenza, la solitudine dell’uomo e della società: un tratto preciso, che va oltre l’aspetto documentario, per far parlare l’oggetto del ritratto, con rara potenza. Aspetto che connota il bianco e nero delle opere di Jodice, così come il colore e la forza dirompente di quelle di De Chirico. Come in un tutt’uno: cambiano i luoghi, ma l’essenza dell’interpretazione, dello sguardo, sembra trascendere il tempo ed i mezzi utilizzati, fondendosi in un’unica arte. Le fotografie vintage – stampate direttamente dall’autore – si susseguono, così, tra le sale di Castel Nuovo, attraverso otto capitoli “ispirati ad alcuni archetipi dell’immaginario metafisico” (“Apparizioni”, “Vuoto”, “Da lontano”, “Monumenti”, “Statue”, “Archi”, “Colonne”, “Ombre”), facendo emergere “Jodice artista spirituale”: una visione che viene sottolineata anche nel documentario che Mario Martone ha dedicato al fotografo napoletano (“Un ritratto in movimento. Omaggio a Mimmo Jodice”), e nella poesia inedita “Per Mimmo Jodice” firmata da Valerio Magrelli, opere incluse nella stessa mostra.

Una visione spirituale di una città, dunque, colta non – come si accennava – nell’attualità, ma in una sorta di superamento dello spazio e del tempo, in un momento dilatato, in un’immagine del silenzio. Immagine metafisica, appunto, che riesce a comunicare, a trasferire una sensazione, in una forma differente, propria, divenendo universale.

Fonte: Il Sole 24 Ore