
Napoli, quarto scudetto. La città in festa dopo il 2-0 sul Cagliari. L’Inter vince ma non basta
I protagonisti
L’abbraccio c’è, ma non di quelli che ci si aspetta in mezzo ai tifosi rauchi dei felicità. E’ un abbraccio trattenuto, un po’ freddino, che non lascia trasparire un grande affetto, ma solo stima reciproca. Bisogna anche dire la verità: se Conte è stato il deus ex machina, il presidente De Laurentiis è stato il grande architetto di un progetto su cui, 12 mesi fa, nessuno avrebbe scommesso un centesimo. In questa notte d’amore, con il Maradona impazzito, il presidente, garantendo anche bilanci sani, è riuscito a centrare un nuovo obiettivo, l’ultimo di un percorso iniziato 21 anni fa. Ogni tanto ha preso anche delle sbandate- come il tonfo del dopo Spalletti – ma è poi riuscito brillantemente a risalire la china. “Se Conte vuole continuare, con noi saremo felici. Ma non è un obbligo” precisa De Laurentiis con scrupolo notarile non proprio bene augurante. Nella città del canto e del sorriso, Adl non è un mostro di simpatica. Pazienza, nessuno è perfetto.
«È lo scudetto più bello proprio perché più inatteso» sottolinea il capitano Di Lorenzo, colonna della difesa, fortissimamente voluto da Conte. È vero, il Napoli non è stata in assoluto la squadra più forte di questo campionato, come era successo l’anno scorso all’Inter e due anni fa ai partenopei di Spalletti. Però il Napoli, a differenza dell’Inter, si è esaltato nella sofferenza e nel sudore lavorando meglio sulle sue fragilità. Senza Kvara ed Osimhen, e con un Lukaku non più esplosivo, ma importante (14 gol) Conte ha irrobustito la difesa promuovendo Buongiorno a perno centrale di una linea a quattro che ha incassato solo 27 reti, miglior difesa del campionato.
Con un attacco non proprio esplosivo (59 reti, record negativo di una squadra campione d’Italia), Conte è stato abile a dare licenza di segnare ai mediani. E qui svetta come un gigante lo scozzese McTominay (12 reti), uomo decisivo anche nell’ultimo atto in un finale all’ultimo respiro in cui non sono mancate frenate e paure. «La mia vittoria più stimolante, abbiamo fatto qualcosa di incredibile» ripete Conte.
Rabbia nerazzurra
C’è molta rabbia nell’Inter. Che è emersa anche dopo la facile vittoria sul Como (0-2, Devrji e Correa), come un grumo rancoroso che non si riesce a placare nonostante la prossima finale di Champions con il Paris Saint Germain.
Al di là degli apprezzamenti di facciata, dei messaggi e dei complimenti formali al Napoli, tra i nerazzurri cova una brutta sensazione: quella d’aver perso un’altra occasione, che sembrava a portata di mano come già accadde con il Milan nel 2022. Più che guardare al Napoli, bravo a lavorare sulle sue fragilità, L’inter dovrebbe interrogarsi su quali sono stati i suoi limiti in una stagione dove non sarebbe stato impossibile far convivere il sogno della Champions con quello di un nuovo scudetto.
Fonte: Il Sole 24 Ore