
Neet, obiettivo occupazione. Pubblico e privato uniti per le nuove competenze
Il profilo dei Neet in Italia
Ma chi sono i Neet italiani? Si tratta di giovani con caratteristiche e background socioeconomici differenti, con una prevalenza di donne, giovani con livello di istruzione medio basso (diploma e titoli di studio inferiori) e di inattivi. Tra i fattori che favoriscono la condizione di Neet, ci sono la provenienza da famiglie svantaggiate e/o con scarsa capacità di supporto nei confronti dei figli e gli insuccessi scolastici. Il fenomeno dei Neet è strettamente correlato a quello dell’abbandono scolastico e va letto in relazione al cosiddetto inverno demografico. «L’Italia – continua Angiari– ha fondamenta sempre più ristrette e precarie, determinate dal calo delle nascite e dall’aumento della longevità. Per l’Istat, nel 2070 la Lombardia perderà 800mila persone, per ciò è ancor più necessario valorizzare i giovani per la sostenibilità del sistema Paese».
Intercettare i Neet è la sfida più complessa, trattandosi di giovani che tendono a nascondersi: «Si deve e si può rintracciarli – prosegue Angiari – ci sono diversi strumenti e strategie: la tecnologia, con campagne di comunicazione pensate per loro, l’uso mirato dei social network e dell’Ia; il fattore umano, grazie al lavoro delle reti del Terzo settore, fatte di persone che sono antenne sul territorio, e al canale delle segnalazioni da parte di amici e genitori. Ci vogliono alleanze sinergiche fra soggetti come le scuole, gli enti di Terzo settore, i servizi territoriali, l’associazionismo sportivo e giovanile, i centri per l’impiego e gli enti accreditati ai servizi per il lavoro».
La prospettive lavorative
Le opportunità occupazionali ci sono. Secondo dati di Unioncamere, la Lombardia entro tre anni avrà bisogno di circa 670mila occupati, ma il mercato del lavoro fatica a trovare competenze adeguate e manodopera specializzata, per esempio nella ristorazione, nel retail, nelle professioni di cura, nel digitale. È fondamentale, quindi, che i giovani siano in condizione di disporre di conoscenze e competenze per inserirsi nel mercato, ma anche che le imprese siano disponibili a mettersi in gioco, per valorizzali e compartecipare a iniziative del territorio come queste.
L’inserimento dei Neet è già stato sperimentato con risultati positivi, ecco attraverso quali percorsi: «Prima di tutto – spiega Angiari – bisogna costruire un rapporto di fiducia in se stessi e nelle istituzioni, alimentarne l’autostima, la motivazione, formarli e farne emergere le competenze trasversali, fare loro delle proposte concrete. Con formazione specifica, iniziative di cittadinanza attiva, attività laboratoriali di gruppo e one to one e la presenza di figure adulte di riferimento, come per esempio un case manager», continua Angiari.
ZeroNeet lavorerà sia in una logica preventiva, con le scuole che vorranno unirsi al progetto, sia in una logica di contrasto, promuovendo formazione specifica nei settori con fabbisogno di manodopera e creando alleanze o reti sul territorio che aiutino a identificare e accompagnare i giovani più invisibili.
Fonte: Il Sole 24 Ore