Negli Usa boom degli investimenti in Ai nel primo trimestre 2025

Negli Usa boom degli investimenti in Ai nel primo trimestre 2025

Gli investimenti dei venture capital ripartono, ma solo negli Stati Uniti. Il quadro globale indica operazioni in aumento a 126,3 miliardi di dollari per 7.515 deal: il livello massimo raggiunto dal secondo trimestre 2022. E tanto basta per far presagire un anno di ripresa dopo gli ultimi due di stallo per il comparto. A fare la parte da leone ancora una volta sono gli Stati Uniti, ma con un divario maggiore rispetto al passato.

Negli Stati Uniti

Nel primo trimestre gli Usa hanno registrato 3003 investimenti per un ammontare totale di 91,5 miliardi di dollari, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2024 quando si erano contate 3995 operazioni per un valore complessivo di 42,4 miliardi di dollari, secondo i dati raccolti da PitchBook. Deal meno numerosi ma di tagli più grandi quest’anno. Particolarmente impressionanti i dati degli investimenti in intelligenza artificiale che toccano il record della serie storica dal 2016 ad oggi sia a livello globale sia negli States. In quest’ultimo caso sono stati realizzati 997 deal per 65 miliardi, su un totale di 2.110 investimenti per 73,1 miliardi al mondo. Il 71% del valore totale degli investimenti VC negli Stati Uniti, quindi, è stato destinato all’AI, un dato fortemente influenzato dal round da 40 miliardi di dollari di OpenAI. Escludendo quest’ultimo deal, l’AI ha comunque rappresentato il 48,5% del totale investito nel trimestre, con un terzo delle operazioni concluse.

«Il mercato statunitense – commenta Kyle Stanford, director of US Venture Research di PitchBook – è diventato altamente polarizzato: da un lato, poche aziende riescono a raccogliere capitali senza limiti, mentre la maggior parte delle altre continua a lottare con una carenza di finanziamenti».

Sul fronte delle exit, PitchBook evidenzia segnali di vivacità in questo inizio 2025, grazie all’Ipo di CoreWeave, all’annuncio dell’acquisizione da 32 miliardi di dollari di Wiz (ancora in fase di completamento) e ad altre quotazioni di marchi noti. «Tuttavia, al di fuori di queste operazioni di rilievo, il mercato della liquidità è rimasto debole: solo 12 aziende hanno completato la quotazione in borsa e persistono preoccupazioni per la liquidità complessiva» sottolinea Stanford, che aggiunge: «La mancanza di distribuzioni continua a esercitare pressione sul mercato della raccolta fondi. Solo 10 miliardi di dollari in nuovi impegni sono stati chiusi nel primo trimestre, mettendo il 2025 sulla traiettoria per il peggior anno di raccolta fondi dal 2016».

Fonte: Il Sole 24 Ore