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Nel 2025 tre milioni di donatori, gli uomini sono quasi il doppio delle donne
Consolidata l’autosufficienza di sangue intero, resta da raggiungere il traguardo sui farmaci plasmaderivati. L’Italia è, infatti, ancora costretta a importare dall’estero circa il 20% di scorte di medicinali impegnati soprattutto nella cura di numerose patologie ed esigenze cliniche come l’emofilia, le malattie epatiche, le ustioni, i trapianti, le immunodeficienze primitive e acquisite.
A distanza di venti anni dall’approvazione della «Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati» (Legge 219/2005), l’Avis fa un bilancio degli obiettivi raggiunti anche grazie a una norma, unica nel mondo per la centralità che riconosce alle associazioni di volontariato come l’Avis.
I venti anni della legge sulle trasfusioni
Un provvedimento fondamentale che ha affermato la centralità della donazione, affidando alle associazioni il compito di concorrere ai fini istituzionali del Servizio sanitario nazionale attraverso la promozione e lo sviluppo della donazione organizzata e la tutela dei donatori.
A sottolineare l’importanza dei risultati raggiunti e di quelli ancora da centrare è il presidente Avis Oscar Bianchi. «Con questa riforma è stato rafforzato il ruolo del volontariato nel settore trasfusionale – commenta Oscar Bianchi – con il riconoscimento di un gesto che mette a disposizione dell’Italia un bene non riproducibile in laboratorio: il sangue e il plasma. Se allora riuscimmo a compiere questo passo e a ottenere l’approvazione di una legge che ancora oggi è unica a livello mondiale, fu grazie alla nostra costante attività di interlocuzione parlamentare e allo straordinario impegno silenzioso e quotidiano di tante volontarie e tanti volontari».
Da Bianchi anche l’appello a fare sempre di più un passo in grado di salvare vite. «Dobbiamo operare in modo congiunto con gli altri attori del sistema – sottolinea Bianchi – affinché questi farmaci siano sempre di più il frutto del gesto altruistico dei nostri donatori. È fondamentale incrementare la raccolta e investire maggiormente sulle donazioni di plasma per affrancarci dalla dipendenza e dalle sempre maggiori incertezze del mercato internazionale. Solo così potremo raggiungere l’autonomia del nostro sistema e garantire al Paese una sicurezza terapeutica duratura, fondata sulla solidarietà e sulla responsabilità condivisa».
Fonte: Il Sole 24 Ore