Nel reddito fisso priorità ai titoli governativi

Nel reddito fisso priorità ai titoli governativi

L’acuirsi del quadro geopolitico con la guerra tra Iran e Israele e Stati Uniti alza ancora l’asticella del rischio a livello mondiale e la ricerca di protezione. Con l’aumento delle tensioni in Medio Oriente e dei costi energetici, prevediamo pressioni inflazionistiche nel breve termine. Prezzi dell’energia più alti agiscono come una tassa sulla crescita, creando una possibile divergenza tra inflazione core e non core. Questo potrebbe spingere le banche centrali a ignorare l’inflazione in aumento, mentre la crescita rallenta a causa dello shock dal lato dell’offerta. Più a lungo il Brent resterà su livelli elevati, maggiori saranno i rischi per crescita e inflazione globali. Di conseguenza, è probabile che la volatilità persista su mercati energetici, rotte commerciali e asset obbligazionari globali. Detto ciò, il Brent resta sotto i picchi post-Liberation Day (in valute diverse dal dollaro). Curiosamente, nonostante le tensioni geopolitiche, non si osservano forti movimenti verso beni rifugio nei mercati obbligazionari, segno che i timori inflazionistici prevalgono su quelli geopolitici. Sono le indicazioni che arrivano da Andrew Chorlton, Chief Investment Officer, Fixed Income di M&G

I Treasury americani sono da sempre una componente del portafoglio obbligazionario in quanto considerati beni rifugio. Pensate che questo ruolo oggi sia fortemente impattato dalla crescita enorme del debito Usa?

Non esiste un vero sostituto dei titoli del Tesoro statunitensi, data la loro enorme portata e liquidità. Nonostante il forte aumento dei livelli di indebitamento, i Treasury continuano a svolgere un ruolo fondamentale nei portafogli obbligazionari, anche in un contesto di dinamiche di mercato incerte. Guardando avanti, il mercato obbligazionario dovrebbe avere un ruolo più rilevante nel plasmare la politica dei governi, potenzialmente rafforzando la disciplina fiscale. Qualsiasi deviazione da tale disciplina potrebbe tradursi in un aumento dei rendimenti, soprattutto in caso di espansione della spesa fiscale. Il passaggio dall’era di bassa inflazione e bassi tassi d’interesse implica un contesto più volatile, in cui la capacità di adattamento degli investitori sarà cruciale.

Riduzione dei tassi e possibile recessione in Europa sono tra i fattori da tener conto nella pianificazione degli investimenti obbligazionari?

Ci sono diversi fattori di rischio che rendono difficile fare previsioni, ma è ragionevole dire che la Bce è vicina alla fine del ciclo di tagli. Negli ultimi 12 mesi ha ridotto i tassi di 200 punti base, portandoli al 2%, e il mercato prevede già un ulteriore taglio di 25 punti. Questo avviene in un contesto di inflazione sotto controllo, a differenza di Stati Uniti e Regno Unito, dove l’inflazione è più alta e persistente, nonostante tagli di 100 punti base. Se la situazione economica dovesse peggiorare sensibilmente, anche le altre principali banche centrali potrebbero intervenire. Sebbene ciò possa esercitare una pressione al ribasso sui rendimenti europei, è improbabile che modifichi in modo sostanziale la politica della Bce. L’Europa dovrebbe beneficiare del forte impulso fiscale atteso, in particolare dalla Germania, che investirà in infrastrutture e difesa, insieme ad altri paesi che puntano a nuovi obiettivi di spesa per la difesa tra il 3% e il 5%. Questa dinamica, pur essendo di medio termine, potrebbe sostenere la crescita del Pil e l’inflazione, contrastando il calo del tasso di deposito. Allo stesso tempo, cresce l’offerta di titoli sovrani a livello globale. Con i governi occidentali che continuano a emettere debito, la dispersione tra le curve (Stati Uniti, Eurozona, Cina) offre molte opportunità

Che spazio riservate ai corporate bond?

Il nostro posizionamento varia a seconda della strategia, ma in generale siamo neutrali o sottopesati sul credito. Il filo conduttore del nostro approccio è l’orientamento al valore e, considerando le valutazioni attuali e l’incertezza macro, abbiamo preferito mantenere un approccio selettivo, privilegiando titoli di maggiore qualità e restando prudenti nell’aggiungere rischio fino a che la remunerazione non migliorerà.

Fonte: Il Sole 24 Ore