Nella Terra dei fuochi la condanna Ue riaccende la paura degli agricoltori

Nella Terra dei fuochi la condanna Ue riaccende la paura degli agricoltori

Negli anni ’80, in provincia di Napoli, le campagne di Giugliano ospitavano la maggior produzione italiana di ortofrutta e le fragole di Acerra erano famose in tutto il mondo. Poi, nel 1996, la commissione parlamentare di inchiesta accerta per la prima volta l’esistenza di discariche illegali in quella che verrà poi chiamata la Terra dei fuochi. E nelle campagne che vanno dal mare di Napoli alle prime alture del Casertano nulla è stato più come prima. Ci sono stati anni in cui nessuno voleva più comprare i prodotti agricoli di una terra inquinata dai rifiuti tossici. «Da primi d’Italia siamo diventati gli ultimi» racconta Francesco Pirozzi, che proprio a Giugliano ha un’azienda agricola e presiede la sede locale della Coldiretti cittadina. «Vendevamo sottocosto. Le pesche di Caserta sono rinomate, in quegli anni si vendevano a 35-40 centesimi al chilo, poi all’improvviso scesero sotto i 20 centesimi. Noi agricoltori facemmo anche uno sciopero a Pozzuoli, per dire basta».

Il momento più buio? Domenico Sabatino ci pensa un po’. Anche lui produce frutta a Calvizzano, in piena Terra dei fuochi, e oggi è vicepresidente provinciale della Coldiretti di Napoli. «Il momento peggiore è stato tra il 2006 e il 2009 – dice – quando sui banchi dei supermercati di tutta Italia, per tranquillizzare i consumatori, si appendevano i cartelli con scritto “non vendiamo prodotti campani”».

Da qualche anno le cose per gli agricoltori della Terra dei fuochi vanno meglio. «Certo, rispetto a trent’anni fa la produzione è diminuita – ammette Sabatino – ma i prezzi dei nostri prodotti sono tornati in linea con la media di mercato». Il marchio d’infamia sembrava dunque un ricordo sbiadito. Fino a qualche giorno fa, quando la paura è tornata insieme alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che dopo anni di silenzio ha riacceso i riflettori sulle vicende di questo lembo di terra.

Dopo un processo durato sei anni, il 30 gennaio il tribunale di Strasburgo ha condannato l’Italia per non aver tutelato a sufficienza dall’inquinamento ambientale la salute dei 3 milioni di abitanti dei 90 comuni della Terra dei fuochi. «Come agricoltori siamo preoccupati – dice Sabatino – basta un post sbagliato sui social, e il boicottaggio contro i prodotti agricoli campani potrebbe ripartire».

Fonte: Il Sole 24 Ore