Nestlé in Svizzera abbandona l’etichetta Nutriscore

Nestlé in Svizzera abbandona l’etichetta Nutriscore

Nestlé abbandonerà gradualmente l’etichettatura nutrizionale Nutriscore – fatta a semaforo – per i prodotti venduti in Svizzera. La multinazionale aveva adottato il Nutriscore nel 2019, ma da allora il supporto per questa etichettatura «è diminuito significativamente nel Paese», si legge in una nota pubblicata sul sito del colosso alimentare. «Il ritiro del Nutriscore dai marchi locali di Nestlé in Svizzera avverrà gradualmente per evitare sprechi di imballaggi e verrà effettuato dalla metà del 2025 sino alla fine del 2026».

Il calo del sostegno politico – precisa ancora Nestlé – crea una situazione in cui «il Nutriscore non è più in grado di svolgere il suo ruolo». Per il momento, la decisione si applica solo a marchi venduti esclusivamente sul mercato svizzero: i marchi Nestlé che utilizzano il Nutriscore e che vengono venduti in diversi mercati, tra cui anche la Svizzera, continueranno invece a esporre l’etichetta. La multinazionale afferma di rimanere «pienamente impegnata a garantire la trasparenza nutrizionale».

Il Nutriscore è composto da un etichetta di cinque lettere colorate dalla A alla E: dal verde, il più salutare, al rosso, il meno salutare. Nel maggio 2024, la Migros, uno dei giganti della vendita al dettaglio in Svizzera, aveva già annunciato il ritiro graduale dai suoi prodotti dell’etichettatura Nutriscore. Poco dopo anche l’azienda di lavorazione del latte Emmi aveva abbandonato l’etichetta dalla sua gamma di “Caffè Latte”.

Soddisfatta la maggioranza di governo italiana, che da anni a fianco a Federalimentare e alle associazioni della rappresentanza agricola si batte in Europa per evitare che il Nutriscore diventi uno standard obbligatorio. «La decisione di Nestlé – scrive in una nota Raffaele Nevi, portavoce di Forza Italia e responsabile del dipartimento Agricoltura – conferma ciò che denunciamo da anni: il Nutriscore è un sistema fuorviante, non scientifico e penalizzante per molti prodotti della dieta mediterranea e delle nostre eccellenze agroalimentari. Ora, il ritiro da parte di un colosso come Nestlé, motivato da una “scarsa adozione” e dal “calo del sostegno politico”, conferma che la nostra battaglia era fondata».

Fonte: Il Sole 24 Ore