
Netflix punta sull’Italia: «Focus sulle storie locali e più investimenti»
Dieci anni di presenza nel nostro Paese, oltre mille progetti italiani resi disponibili in tutto il mondo, un impatto economico di 1,1 miliardi e una prospettiva di ulteriore crescita. Ted Sarandos, 61 anni, co-ceo di Netflix, racconta come l’Italia sia diventata un tassello strategico per il servizio di streaming che guarda al futuro tra produzioni locali, nuove tecnologie e giochi. Al big del video on demand si guarda anche per gli sviluppi sullo sport live, dopo le indiscrezioni su un possibile impegno, come peraltro fatto da Amazon con la Champions League. Su questo fronte c’è il no comment. «Il nostro obiettivo – dice Sarandos parlando dell’offerta complessiva – è continuare a essere la scelta preferita dal pubblico, con storie di qualità e un’esperienza di visione sempre più personalizzata».
Dieci anni di Netflix in Italia. Che bilancio fa?
È stato straordinario, per la rapidità con cui abbiamo avuto un impatto sul Paese e per il modo in cui siamo riusciti a coinvolgere consumatori e comunità creative. Per non parlare poi dell’impatto economico, con un valore aggiunto generato di oltre 1,1 miliardi di euro in quattro anni, dal 2021 al 2024. Abbiamo girato i nostri show e film originali in più di 100 città italiane e lanciato circa mille titoli italiani, tra originali e su licenza, in questi dieci anni. Aggiungo che oltre ai circa 120 dipendenti nel Paese, tra il 2021 e il 2024 abbiamo impiegato 5.500 persone nelle nostre produzioni. Non intendiamo fermarci. Negli ultimi tre anni abbiamo raddoppiato il nostro investimento in Italia. E continuerà a crescere.
Netflix è un attore globale. C’è spazio per crescere solo nei mercati emergenti o anche in quelli maturi come gli Usa?
Assolutamente sì. Negli Usa rappresentiamo solo il 10% del tempo televisivo e il 5% della spesa dei consumatori nei settori dell’intrattenimento. Questo significa che c’è ancora molto spazio per crescere, aumentando l’engagement e offrendo contenuti che conquistino nuove fasce di pubblico.
Fonte: Il Sole 24 Ore