
Nigerian Modernism dal Pompidou alla Tate Modern
L’arte nigeriana moderna è un segmento a cui i direttori di numerosi musei internazionali dedicano sempre più attenzione in un’ottica di colmare un gap di narrazione e scrivere quelle pagine di storia dell’arte che devono in parte ancora essere scritte. Oggi le opere degli artisti moderni nigeriani sono presenti nella collettiva «Paris Noir» al Centre Pompidou (fino al 30 giugno) e saranno l’oggetto dell’ampia rassegna «Nigerian Modernism» che aprirà alla Tate Modern il prossimo 8 ottobre fino al 10 maggio 2026 che esplora un’ampia gamma di dipinti, sculture, tessuti e poesie di oltre 50 artisti, tra cui Uzo Egonu, El Anatsui, Ladi Kwali e Ben Enwonwu MBE.
Da poco meno di vent’anni la gallerista Kavita Chellaram con Kò Art Space rappresenta ed espone a livello internazionale il lavoro dei maestri moderni nigeriani e racconta ad Arteconomy come è nato questo incontro.
Kavita, lei ha iniziato tempo fa a presentare il lavoro degli artisti nigeriani moderni, ricorda in quale anno?
Ho iniziato nel 1977 come collezionista a comperare le opere degli artisti nigeriani moderni. Comperai i lavori di Twins Seven-Seven e Jimoh Buraimoh, facevano parte del gruppo della Osogbo Art Schoo0l, un’accademia dove si formarono numerosi artisti nigeriani negli anni ’60. Professionalmente, invece, è stato nel 2007 con l’apertura della casa d’aste ArtHouse. Allora in pochissimi si occupavano di modernismo nigeriano, ma fu un lavoro importante perché ci permise di quotare le opere di questi artisti. Attraverso la piattaforma ArtHouse – The Space organizammo nel 2012 la mostra di Bruce Obobrakpeya, nel 2015 quella di Yosuf Grillo e nel 2019 il group show Zaria Art Society (il collettivo fondato nel 1958 dagli studenti del Nigerian College of Arts, tra cui Yusuf Grillo, Bruce Onobrakpeya, Uche Okeke, Demas Nwoko in opposizione all’insegnamento fortemente occidentale del College). Dopo il successo ottenuto da questa ultima mostra decisi di aprire Kò Art Space e dal 2020 con la galleria presentiamo i nigeriani moderni nelle fiere, ad Abu Dhabi Art e a Frieze Master.
Da dove nasce il suo interesse per l’arte moderna nigeriana?
L’arte moderna è sempre stata di grande interesse per me, prima dei lavori dei nigeriani moderni, collezionavo le opere degli artisti moderni indiani. Il modernismo nigeriano racconta una parte importante della storia della Nigeria, esso prese forma durante gli anni dell’indipendenza, fu un periodo di grandi speranze per il paese, ci fu un’esplosine di creatività, non solo nelle arti figurative, ma anche nella letteratura e nella musica.
Diverse galleriste che operano in alcuni paesi africani, riferiscono della difficoltà di creare gli estate degli artisti per via della dispersione delle loro opere, come è stato per lei?
Si è vero, ma quando ho iniziato diversi artisti moderni erano ancora vivi, quindi fu più facile acquisire le loro opere, poi abbiamo lavorato con le loro famiglie e, in seguito, con i collezionisti privati e anche le case d’asta.
A Lagos c’è un museo che ospita le opere dei moderni Nigeriani? E altri musei?
Sì, a Lagos alcuni anni fa ha aperto lo Yemisi Shyllon Museum e nella collezione permanente vi è una sezione dedicata alla Modernità della Nigeria. Come galleria abbiamo venduto le opere dei moderni nigeriani al MoMa, al Guggenheim Abu Dhabi, alla Tate Modern, all’High Museum of Art, al Princenton University Art Museum e al Coker Museum. Abbiamo prestato le opere di alcuni nostri artisti moderni al Centre Pompidou per «Paris Noir» (Bruce Onobrakpeya e Demas Nwoko) e stiamo lavorando ai prestiti con la Tate Modern per la mostra «Nigerian Modernism».
Fonte: Il Sole 24 Ore