Nomadi digitali, Europa a più velocità: dall’Italia alle nuove frontiere del lavoro remoto

Nomadi digitali, Europa a più velocità: dall’Italia alle nuove frontiere del lavoro remoto

Lavorare da remoto spostandosi tra città e Paesi non è più un fenomeno di nicchia, ma un modello di vita scelto da migliaia di professionisti. I nomadi digitali rappresentano una risorsa economica e culturale crescente: portano reddito, consumi e competenze, con effetti diretti su turismo e innovazione. L’Europa, però, si muove in ordine sparso: alcuni Stati hanno introdotto visti ad hoc, altri puntano solo su progetti locali.

Italia: passo avanti sul visto, ma niente incentivi

L’Italia è arrivata tardi all’appuntamento. Solo nel 2022, con il decreto Sostegni-ter, è stata introdotta la figura del nomade digitale, ma i decreti attuativi sono arrivati soltanto nel 2024. Oggi il permesso è riservato a lavoratori altamente qualificati extra-UE che svolgono attività da remoto per imprese non italiane. Tra i requisiti figurano un reddito annuo non inferiore a circa 28 mila euro, l’assicurazione sanitaria, un alloggio in Italia e l’assenza di precedenti penali. La durata massima del permesso è di un anno, rinnovabile, e può estendersi anche ai familiari. Mancano però programmi nazionali di attrazione o incentivi locali, e questo rischia di penalizzare l’Italia rispetto a Paesi concorrenti come Spagna e Croazia, che hanno costruito vere strategie per attrarre questa categoria.

Croazia: il modello pionieristico dei Balcani

Dal 1° gennaio 2021 la Croazia offre il Temporary Stay of Digital Nomads permit, destinato ai cittadini extra-UE che lavorano da remoto per aziende registrate all’estero. Il reddito richiesto è di almeno 3.295 euro al mese, oppure la disponibilità di 39.540 euro per un anno (fino a 59.310 euro per 18 mesi). Il visto dura fino a 18 mesi, è estendibile ai familiari e richiede anche assicurazione sanitaria e fedina penale pulita. A settembre 2024 erano attivi 629 permessi, con richiedenti soprattutto da Russia, Ucraina e Stati Uniti. Alcune regioni, come l’Istria, hanno sviluppato programmi di co-working e agevolazioni per attrarre lavoratori internazionali.

Spagna: boom di richieste con la Startup Law

Dal 2022 la Spagna ha introdotto il visto per telelavoratori internazionali nella cornice della Startup Law. Per ottenerlo è necessario dimostrare un reddito minimo di 2.762 euro al mese. Il successo è stato immediato: a fine 2024 risultavano attivi 27 mila 875 permessi, quasi triplicati rispetto ai 9 mila 568 del 2023. Oltre metà dei richiedenti proveniva da Paesi non-UE europei, seguiti da America Latina (17%) e Nord America (12%). Numerosi governi locali hanno varato incentivi, come l’Estremadura che offre fino a 15 mila euro a chi sceglie di stabilirsi nella regione. La Spagna vede nei nomadi digitali non solo un volano per turismo e consumi, ma anche un apporto di capitale umano e innovazione.

Fonte: Il Sole 24 Ore