Nord Stream, la Corte concede la consegna di Kuznietsov alla Germania

Nord Stream, la Corte concede la consegna di Kuznietsov alla Germania

Via libera della Corte d’Appello di Bologna alla consegna alla Germania di Serhii Kuznietsov, l’ex capitano dell’esercito ucraino, arrestato su mandato europeo (Mae) nel Riminese il 21 agosto, con l’accusa di aver sabotato nel settembre 2022 i gasdotti Nord Stream 1 e 2. La decisione arriva dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione a un nuovo collegio del verdetto con cui la Corte d’Appello aveva disposto la consegna di Kuznietsov, accogliendo uno dei motivi del ricorso della difesa, avvocato Nicola Canestrini, sull’erronea qualificazione giuridica dei fatti. Nel mandato d’arresto europeo, infatti, il reato contestato era il sabotaggio in violazione della costituzione, mentre la corte territoriale aveva riqualificato la condotta in terrorismo.

Il contesto dell’azione

La difesa, nel ricorso davanti alla Suprema corte, come in Corte d’Appello, aveva ricordato «il contesto della legge marziale in Ucraina e del conflitto armato internazionale in cui si sarebbero verificati i fatti, sostenendo che essi dovrebbero essere considerati atti di guerra eseguiti su ordine superiore, coperti da immunità funzionale ai sensi dell’articolo 10 della Costituzione e del diritto internazionale, come già riconosciuto dalla Corte di Cassazione nella sentenza “Calipari” del 2008».

Il contenuto del nuovo ricorso in Cassazione

Una tesi che la Corte di merito ha disatteso. L’avvocato Nicola Canestrini ha già annunciato un nuovo ricorso in Cassazione contro la decisione, per sottolineare le gravi violazioni procedurali che compromettono la legittimità e la conformità ai principi del giusto processo, come sottolinea in una nota il difensore. Le rimostranze riguardano, in particolare: l’utilizzabilità di atti provenienti da un procedimento già dichiarato nullo dalla Corte di Cassazione; il mancato rispetto del principio di fiducia reciproca tra Stati membri, dato che non è stata considerata la decisione polacca che ha espressamente riconosciuto la immunità oggettiva (cosiddetta funzionale); l’omessa verifica effettiva delle garanzie processuali e carcerarie nello Stato richiedente; la mancata considerazione dei profili di immunità funzionale e della natura politica del reato di sabotaggio contestato.

Tra un mese la nuova udienza

«Non è solo in gioco la sorte di un singolo uomo – fa sapere Canestrini – ma la credibilità stessa del sistema europeo di cooperazione giudiziaria. La fiducia reciproca non può essere cieca: o si fonda su un controllo effettivo delle garanzie oppure diventa complicità nelle violazioni dei diritti fondamentali. Continueremo a batterci perché un giudice valuti finalmente, nel merito, le questioni di diritto internazionale e le immunità che l’Italia sinora non ha voluto neppure esaminare».

Fonte: Il Sole 24 Ore